ugo foscolo - le ultime lettere di jacopo ortis - alla vigilia di campoformio
La prima lettera mette bene in luce l'mportanza che assume in quegli anni il problema politico per il Foscolo, che aveva partecipato direttamente alla costituzione della Repubblica veneta e ne aveva patrocinato la difesa; ricorda infatti il Carrer, suo primo biografo ottocentesco, che il Foscolo fu tra quei patrioti che arrivarono a proporre di "doversi porre il fuoco a' canti della città, perire sotto un cumulo di rovine, ogni morte patire prima di cedere". Lo scrittore quindi trasmette al protagonista del romanzo la sua passione politica; ma, mentre per il Foscolo la caduta della repubblica non significò l'abbandono della lotta politica, nel personaggio, invece, prende rilievo uno sfiduciato abbandono, una vocazione di morte.
In questo senso la prima lettera definisce chiaramente l'atmosfera dell'opera, che è quella di una tragedia ormai al suo epilogo, quasi una tragedia alfieriana capovolta, che inizi dal quinto atto con la tragica scelta del protagonista: Jacopo - osserverà giustamente il De Sanctis - "fin dalle prime parole è un condannato a morte". E' importante infine notare come il motivo della tomba nella terra natia, confortata dal pianto degli amici, che sarà uno dei temi costanti della poesia foscoliana, dai sonetti ai Sepolcri.
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