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carlo goldoni: la locandiera

La bella locandiera Mirandolina è maestra nel far innamorare gli uomini. La corteggiano già il ricco conte di Albafiorita e lo spiantato marchese di Forlimpopoli, ma non il cavaliere di Ripafratta, che disprezza le donne. Mirandolina mostrando prima di stimarlo per la sua misoginia, poi trattandolo con particolari riguardi, fingendosi turbata al punto di svenire alla notizia ch'egli lascia l'albergo, e infine ostentando un'improvvisa freddezza, lo riduce nel giro di un giorno ai suoi piedi: per poi avvilirlo di fronte a tutti smascherando la sua passione al tempo stesso in cui conclude le sue nozze con Fabrizio, cameriere della locanda.

Mirandolina è una persona accorta, attenta ai suoi interessi; essa desidera essere vagheggiata e corteggiata, ma non crede nell'amore; è fredda, lucida, calcolatrice.
Il marchese di Forlimpopoli è l'espressione della vecchia nobiltà veneziana; il conte d'Albafiorita è il rappresentante della nuova nobiltà di origine borghese.
Il cavaliere di Ripafratta è il personaggio nel quale il Goldoni si è polemicamente immedesimato, per vedersi in controluce vittima delle donne. E' un materiale, un selvaggio, arrogante e scontroso, che teme le finzioni femminili più per sentito dire che per diretta esperienza di esse, ama troppo la libertà per farsi prendere al laccio del matrimonio. Ha pratica solo per quelle donne che si sta per un pò di divertimento.
Il quarto uomo è Fabrizio il cameriere che Mirandolina manovra a suo piacimento. La sua presenza e le sue pretese su Mirandolina disturbano gli altri corteggiatori. In lui c'è dell'affetto per Mirandolina però lui vede il matrimonio non come il coronamento di un sogno d'amore ma come una sistemazione, e per questo è pronto a chiudere un occhio sulle civetterie di Mirandolina.

Le due comiche con il loro modi volgari e goffi di donne avide, fanno da contrappunto alla "recitazione" fine e garbata di Mirandolina. La Locandiera è lo spaccato di una locanda che l'autore ha immaginato in Firenze, ma che potrebbe immaginarsi altrove soprattutto a Venezia.

Nella commedia c'è un impasto linguistico: il linguaggio dei due titolari ricercato e galante; quello del cavaliere, rudo e appassionato, quello delle comiche volgare e prezioso e il linguaggio di Mirandolina scintillante di civetteria e di intellettuale misura. Una lingua viva e vera che, nella sua dimensione teatrale, è ricca di riflessi sociali, ariosa e vera.