ALESSANDRO MANZONI: LE TRAGEDIE
Il Conte di Carmagnola e l'Adelchi scritte in 5 atti ciascuna e in endecasillabi sciolti con l'abbandono delle unità pseudoaristoteliche di tempo e di luogo (con la conservazione dell'unità di azione, dal Manzoni intesa come il significato che il poeta deve trovare e mettere il luce attraverso lo svolgimento dei fatti) e introdotte ambedue da notizie storiche riguardanti gli avvenimenti e i personaggi.
Il Conte di Carmagnola è dedicato al critico francese Claude Fauriel e preceduto, oltre che da "Notizie storiche" sul Carmagnola e su fatti che in esse si svolgono, intese a sostenere l'innocenza del Carmagnola, da una interessante prefazione sulle regole delle unità drammatiche che il Manzoni stima non connaturali all'indole del poema drammatico, in quanto esse "impediscono molte bellezze e producono molti inconvenienti".
E' un episodio della lotta tra Milano e Venezia: l'azione comprende 7 anni (1425-1432). Il capitano di ventura Francesco Bussone, conte di Carmagnola, rifugiatosi a Venezia per fuggire alle persecuzioni di Filippo Maria Visconti al soldo del quale aveva combattuto, viene affidata alla Serenissima la direzione della guerra contro Milano. La battaglia decisiva sui campi di Maclodio (11-10-1427) e la vittoria arride a Venezia. Il conte concede al nemico di potersi riprendere i prigionieri e per questo desta il sospetto di tradimento nel senato veneto che lo accusa, lo processa e lo condanna a morte.
Personaggi storici
il Conte, la moglie Antonietta Visconti, la figlia, il doge Antonio Foscari, i condottieri milanesi e veneziani.
Personaggi inventati
Marco (senatore veneziano amico del Carmagnola), Marino (membro del Consiglio dei 10).
L'Adelchi è dedicato alla moglie Enrichetta Blondel e preceduto da alcune "notizie storiche" riguardanti i fatti anteriori all'azione in essa svolta ed è accompagnato da un ampio "Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia". Carlo Magno, re dei Franchi, ripudia Ermengarda in seguito ad una vertenza col padre di lei, Desiderio, re dei Longobardi, che non vuole restituire al papa Adriano I il territorio tolto alla Chiesa. Adelchi, figlio di Desiderio ed associato al suo regno, pur convinto della ingiusta posizione del padre rimane al fianco suo a combattere una guerra che non sente. Carlo, con l'aiuto del diacono Martino riesce ad attraversare le Alpi e a sconfiggere i Longobardi. Desiderio è fatto prigioniero e Adelchi muore. Intanto Ermengarda, consumata nel dolore del rifiuto avuto, si era spenta a Brescia nel monastero della sorella Ansberga.
L'argomento conprende 3 anni di storia (772-774). Le "sole alterazioni essenziali fatte agli avvenimenti materiali e certi della storia" sono costituite dall'aver fatto morire Adelchi a Verona (mentre in realtà fugge a Costantinopoli da dove tornerà, qualche anno dopo in un disperato tentativo di recuperare il regno che si concluderà con la sua morte) e dall'aver considerato già morta Anna, moglie di Desiderio (che invece morirà prigioniera in Francia).
L'architettura de Il Conte di Carmagnola è ben costruita ma poche volte la rappresentazione è viva, così la tragedia risulta fiacca. I due mondi (quello del male con i politici veneziani, e quello del bene, con il Conte e Marco) sono sun una rigida contrapposizione anche se vi è qualche parte pregevole: quale il soliloquio di Marco, nelle parole rivolte da Marco a Dio perchè permetta a lui, che ha abbandonato l'amico, di vedere chiaramente nel proprio interiore; e le parole del Carmagnola alle sue donne, il suo addio, la sua serena cristiana dipartita dal mondo terreno.
Nell'Adelchi i due mondi sono più avvicinati e dal loro contatto si sprigionano figure e situazioni psicologicamente profonde. Tutti i personaggi hanno un'anima più complessa soprattutto Ermengarda e Adelchi. La tragedia costituisce la migliore manifestazione del genio drammatico del Manzoni e la più alta espressione del teatro romantico italiano.
Le due tragedie sono caratterizzate dai cori (effusioni liriche dei sentimenti patriottici, civili e religiosi che l'azione suscita nel cuore del poeta). Egli li disse "un cantuccio", riservato all'autore per esprimere il proprio giudizio sui fatti e rappresentano, insieme con l'interpretazione dei sentimenti che la storia non può dire, l'apporto soggettivo del poeta che integra il vero storico per rappresentare più interamente la realtà. I cori sono 3:
- uno ne Il Conte di Carmagnola = "s'ode a destra uno squillo di tromba.." in cui depreca la lotta fra le città d'Italia e il sangue fraterno versato.
- due nell'Adelchi = "dagli atrii muscosi.." in cui compiange la condizione servile degli italiani e le loro vane speranze in un'aiuto straniero. "sparse le trecce morbide.." che è il coro di Ermengarda a cui al momento della morte il poeta ricorda che anche "la sventura è provvida" e la speranza cristiana si accende proprio dove quello degli uomini cessa.
Etichette: alessandro manzoni, ITALIANO, tragedie