il settecento
Reagendo al Rinascimento, il Seicento era giunto, a quelle fastose esagerazioni, strambe figure sovrabbondanti ed esuberanze, stilistiche che formarono il "cattivo gusto". Ci fu una reazione nuova ad esso. Nel 1690 (5 ottobre) a Roma, nei giardini dei Padri Riformati di S.Pietro in Montorio, si erano dati convegno alcuni letterati per un'amichevole ricreazione quando uno dei 14 convenuti forse l'abate Agostino Taia, disse: "mi sembra che noi, oggi abbiamo rinnovellato l'Arcadia". Nacque così l'Accademia dell'Arcadia (accademia = associazione degli individui che svolgono lo stesso mestiere) che ebbe un programma preciso di combattere il cattivo gusto propugnando un ritorno alla lirica del Petrarca e del Cinquecento. Con l'Arcadia, nella pretesa di rappresentare un mondo primitivo e semplice, quello degli umili e dei pastori (infatti il nome Arcadia deriva dalla mitica regione della Grecia antica abitata dai poeti-pastori = pastori che stando in compagnia, amavano poetare in versi), all'ampolloso (gonfioso) si sostituirà il lezioso e lo svenevole (grazioso) e la poesia diventa insulsa e vuota. L'Arcadia assolse un suo preciso compito di rinnovamento e di guida, fino alla metà del XVIII (1750) secolo, quando le ideologie illuministiche pretesero dagli scrittori un impegno serio verso i lettori e verso la società.
I maggiori esponenti dell'Arcadia sono Gian Vincenzo Gravina, Giovanni Maria Crescimbeni, Giovanni Meli e Pietro Metastasio creatore del melodramma (insieme di parole e di musica).
Si può dire che il Settecento offre il terreno per la grande fioritura dell'Ottocento. Importanza ha l'illuminismo (secolo dei lumi cioè della ragione) italiano, con Pietro Verri, che con la rivista "il Caffè" promuove avanzamento civile e sentimento patrio; con Cesare Beccaria (nonno di Manzoni) autore del lirbo "Dei delitti e delle pene" (1764), maestro del diritto mondiale vuole abolire la pena di morte e la tortura.
La storiografia ebbe Ludovico Antonio Muratori e Pietro Giannone. La filosofia si vanta di Giambattista Vico. Nuova battagliera e demolitrice di tutto il passato è la critica letteraria. Saverio Bettinelli e Giuseppe Baretti muovono guerra contro gli imitatori, gli oratori, i letterati non utili alla vita civile. Continuarono le dispute intorno al problema della lingua. Nel 1612 uscì il "Vocabolario della Crusca" e la questione della lingua rimase ferma al dilemma: fiorentino di Crusca o italiano comune?
Dante: Il volgare: illustre, curiale, cardinale, aulico.
Manzoni: la lingua deve essere quella dei "ben parlanti fiorentini".
Fautrice della Crusca e quindi di una posizione conservatrice, è la veneziana Accademia dei Granelleschi fondata dai fratelli Carlo e Gasparo Gozzi.
Oppositrice della Crusca e propugnatrice di un italiano comune è la milanese Accademia dei Pugni, costituita dagli scrittori raccolti intorno alla redazione del "Cafè", Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccana. Chiudono il secolo i tre maggiori poeti del Settecento, il Parini, il Goldoni e l'Alfieri, che concorrono al rinnovamento della letteratura. Goldoni operando la riforma del teatro, fa tramontare la commedia dell'arte e crea quella di "carattere" con la quale porta sulla scena la vita; il Parini, combatte nel "Giorno" contro la nobiltà, frivola e priva di ideali civili e umani, o segnala nelle "Odi" ingiustizie della società contemporanea, dandoci un ritratto di sè uomo e poeta non corrotto; Alfieri con la sua indole ribelle, con i crucci, scontentezze e malinconie è già un "protoromantico" (anticipatore del romanticismo) con la sua fede nell'Italia futura, il suo infinito amore di libertà e l'odio contro la tirannide, egli è padre di tanta letteratura dell'Ottocento che nel patriottismo ha uno dei suoi aspetti più caratteristici.
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