francesco guicciardini: ricordi politici e civili.
Il Guicciardini delinea la sua figura del "savio" che fonda la propria scienza non sui libri ma sull'esperienza, sulla pratica quotidiana; qui manifesta il suo pessimismo e il suo scetticismo sulla capacità dell'uomo e sulla sua buona fede, mentre la fortuna sembra assumere un rilievo e una proporzione superiori alla capacità umana. In quest'opera esprime le sue supreme speranze politiche ("tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte: ma dubito ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna: uno vivere di repubblica bene ordinato nella città nostra, Italia liberata da tutti e barbari, e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti"), ma nello stesso tempo mostra il suo scetticismo circa la sua realizzazione.
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