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ALESSANDRO MANZONI: IL PROBLEMA DELLA CONVERSIONE

In Manzoni la conversione fu un fatto di coscienza. Lo stesso "miracolo di San Rocco" è piuttosto vago. Narrava il Manzoni che durante le feste parigine per le nozze di Napoleone con Maria Luisa d'Austria, nel 1810, a causa di alcuni fuochi d'artificio incendiatisi male, la folla fu presa dal panico e fuggì. Nel trambusto il Poeta perdette la moglie e nel cercarla capitò nella chiesa di San Rocco, dove entrò e sentì il bisogno di pregare. Da lì sarebbe uscito convertito. In effetti egli accettava nel 1810 le regole del Cattolicesimo; ma la sua conversione religiosa maturerà e si compirà interamente tra gli anni 1826-1850.

Assai dibattuta e sempre attuale resta la questione sugli influssi giansenistici nella fede manzoniana.
Il Giansenismo è il movimento filosofico-religioso che fa capo all'olandese Giansenio (1585-1638) che nell'Augustinus (pubblicata postuma nel 1640) interpreta in modo eretico la dottrina di Sant'Agostino sulla grazia e sulla predestinazione. In particolare afferma: la necessità di una rigida morale religiosa; la fratellanza degli uomini liberi come figli di uno stesso padre; la salvezza degli uomini eletti dalla grazia ossia la predestinazione.
Si può parlare di una adesione del Manzoni al giansenismo solo se si considera la severa concezione che egli ebbe della vita morale e il suo profondo senso della fratellanza, ma si deve escludere qualunque adesione di Manzoni al contenuto teologico del giansenismo, che fu la ragione della sua condanna.