ITALO SVEVO: LA COSCIENZA DI ZENO
L'AUTORE
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, è considerato dalla critica il maggior romanziere italiano del nostro secolo. Nato a Trieste nel 1861 e morto a 67 anni nel Trevigiano in seguito a un incidente d'auto. Svevo ebbe una singolare storia letteraria. Avviato dal padre al commercio dopo lunghi studi in Germania, dovette impiegarsi poichè la ditta di famiglia era fallita. I suoi primi racconti descrivono l'ambiente delle banche. Seguì una lunga esperienza giornalistica, tuttavia di scarso rilievo. Nel tempo libero Svevo scriveva: ma la sua prima e pur bellissima opera, Senilità, passò quasi inosservata. Lo stesso accadde a La coscienza di Zeno, pubblicata nel 1923: però due grandi letterati, l'irlandese James Joyce e l'italiano Eugenio Montale, futuro premio Nobel, gridarono presto al capolavoro. Uguale apprezzamento si ebbe in Francia, e a poco a poco si capì che questo autore apparentemente troppo scarno, che "scriveva male", ossia era lontanissimo dalle fioriture stilistiche di un D'Annunzio, rappresentava una straordinaria novità nel nostro panorama culturale. Una reputazione che con gli anni si è ancora accresciuta.
LA TRAMA
Ma ha una coscienza Zeno Cosini? Certo sa scrutare in se stesso e, su consiglio del proprio psicanalista si esamina e si autocritica, raccontando la propria vita. Non è una scoperta, per lui, rendersi conto che il sentimento dominante, nella sua personalità, è l'indifferenza. Non gli importa di niente: o meglio, al centro della sua vita è la sigaretta, amata e odiata. Domani smetterà di fumare, un domani che non arriva mai.
Zeno è un triestino di famiglia ricca. Ha un difficile rapporto con il padre che vorrebbe vederlo avviato a un lavoro serio. A tratti, in verità, Zeno ci prova, o almeno finge; e quando poi crede di essersi innamorato, comincia un'altra finzione. La ragazza che egli vorrebbe sposare, Ada, lo respinge. Allora, nella stessa serata e durante il ricevimento, Zeno propone il matrimonio a una sorella di lei, finendo poi col rivolgersi alla terza, Augusta, che è brutta ma lo ama. La loro è un'unione tranquilla, senza slanci nè screzi. Ada resta in qualche modo presente perchè suo marito, il bel Guido, debole e fatuo, è entrato in affari con Zeno. La ditta va male e Guido finge il suicidio, ma in modo così maldestro da morire davvero. Il libro si conclude con una profezia rimasta famosa: l'uomo, in possesso di un "esplosivo incomparabile", lo collocherà al centro della Terra. L'espressione fa pensare alla bomba atomica, un ordigno di cui nel 1923 nessuno poteva immaginare la futura esistenza.
LE TRE SORELLE
Zeno mormora fra sè le parole che deve dire ad Ada: "Posso domandare la sua mano a suo padre?". Ma quando la vede gli esce di bocca quest'altra frase: "Arrivederci domani. Mi scusi con la signora", cioè con la madre di Ada, che intanto osserva senza simpatia i suoi approcci. "Per quietarmi andavo dicendomi", dichiara Zeno, "che se essa non m'avesse voluto, avrei rinunciato per sempre al matrimonio. Il suo rifiuto avrebbe dunque mutato la mia vita".
Quando torna in visita dalla ragazza, la madre lo prende da parte e gli dice secca: "A me sembra che compromettiate Augusta". Zeno resta sbalordito: lui ama Ada, che c'entra Augusta? Certo è una manovra per buttarlo fuori da quella casa. Passano giorni tormentati, durante i quali Zeno viene preso da dolori che lo fanno zoppicare (malattia psicosomatica). Ma il giovanotto riprende coraggio e riparte all'attacco. Da Ada trova un concorrente, Guido, che evidentemente corteggia la ragazza e viene ricambiato. Ma tutta la serata è deludente. Guido suona benissimo il violino e Zeno lo prende in giro, rimproverato per questo da Ada. Poi disturba una seduta spiritica e Ada gli volta le spalle. Malgrado l'evidente ostilità, Zeno si dichiara: "Io vi amo Ada. Perchè non mi permettete di parlarne a vostro padre?". Lei prima lo guarda stupita e spaventata, quindi lo esorta a fidanzarsi con Augusta.
In quel momento viene in mente a Zeno una raccomandazione del padre: "Scegli una donna giovine e ti sarà più facile educarla a modo tuo". Allora si rivolge alla sorella minore di Ada, Alberta: vuole essere lei la sposa? Di nuovo respinto, sia pure con buone maniere, Zeno si rassegna. Anzi, dice ad Alberta: "Io ora farò la stessa proposta ad Augusta e racconterò a tutti che la sposai perchè le sue due sorelle mi rifiutarono".
Così Zeno, ormai via di testa, chiama la terza sorella: "Sentite, Augusta, volete che noi due ci sposiamo?". La poveretta rimane sbalordita: "Voi scherzate e ciò è male". Ma no, quale scherzo: "Io non so più rassegnarmi di restar solo". La buona Augusta lo guarda con decisione: "Voi, Zeno, avete bisogno di una donna che voglia vivere per voi e vi assista. Io voglio essere quella donna".
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