GIUSEPPE VERDI
Verso la metà dell'Ottocento l'Europa assiste a grandi sconvolgimenti. S'innalzano barricate contro le potenze nate dopo il Congresso di Vienna, che aveva restaurato le aristocrazie cancellate dalla Rivoluzione Francese e dalle guerre napoleoniche. Scoppiano i moti del 1848: libertà, unità nazionale e indipendenza sono i nuovi ideali che infiammano i popoli.
In Italia il clima rivoluzionario prende il nome di Risorgimento. L'unità è lontana: il Paese è diviso in sette Stati, gran parte del territorio è controllato dall'Austria. Molti patrioti prendono la via dell'esilio, sono imprigionati o impiccati nelle fortezze nemiche. La musica si fa interprete delle passioni civili. I cori e le melodie di un giovane compositore emiliano, Giuseppe Verdi, diventano il simbolo delle lotte per l'indipendenza.
Verdi nasce nel 1813 a Roncole di Busseto, provincia di Parma. E' di famiglia modesta: il padre fa l'oste, la madre la filatrice. Il suo paese è occupato dalle truppe di Napoleone, e così viene registrato all'anagrafe con i nomi di Joseph-Fortunin François. Da bambino studia musica e gli dà le prime lezioni di organo il parroco del paese.
A vent'anni si iscrive al Conservatorio di Milano, corso di pianoforte, ma viene bocciato all'esame di ammissione. Dicono che ha parecchi difetti nell'impostazione della mano. E poi ha superato i limiti d'età e non è neppure un suddito del Lombado-Veneto.
La fortuna di Verdi inizia quando incontra Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. E' lui che gli insegna a "piegar la nota al voler suo", cioè lo accompagna nei segreti dell'armonia.
Nel novembre 1839, a 26 anni, Verdi debutta alla Scala. La sua prima composizione è Oberto, conte di San Bonifacio. Gli applausi non mancano, tanto che l'opera fa registrare quattordici repliche.
Ma il grande successo arriva tre anni dopo, nel 1842. Alla Scala va in scena Nabucodonosor, poi abbreviato in Nabucco. L'opera diventa celebre per il coro degli ebrei, prigionieri in Babilonia, che dalle rive di un fiume sognano la patria lontana. E' la musica di Verdi risorgimentale. Le note di Va pensiero infiammano i patrioti impegnati nella lotta contro gli austriaci.
Verdi lascia la provincia e prende casa a Milano. Sceglie il mondo dei salotti e dell'aristocrazia. Piace alle donne e ai patrioti, s'intrattiene per ore dai sarti e in conversazioni brillanti. La città lo applaude, lo corteggia, ne fa un mito risorgimentale. Le fotografie d'epoca lo mostrano con il bastone e il cappello a cilindro sulla piazza della Scala.
Il culmine dello slancio patriottico arriva nel 1849, con l'opera La battaglia di Legnano. Verdi diventa ricco: le sue musiche sono applaudite in tutti i teatri d'Europa. Torna a Busseto e si fa costruire una villa a Sant'Agata, sulle rive del torrente Ongina. La registra a nome di "Verdi Giuseppe, di professione agricoltore e musicista". Perchè, nonostante i guadagni e gli onori, Verdi rimane per tutta la vita un gentiluomo di campagna.
Nel 1859 Verdi sposa il soprano Giuseppina Strepponi, la prima protagonista del Nabucco. E' un periodo di grande fervore artistico. Ogni tanto il musicista va in tournèe a Parigi, Londra, Pietroburgo. Ma ritorna sempre ai suoi pioppi e ai suoi poderi. E intanto scrive le opere più belle: Rigoletto, Il trovatore, La traviata. E ancora: Un ballo in maschera, La forza del destino, Aida.
Muore a Milano nel 1901, all'alba del nuovo secolo.
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