GIOVANNI VERGA: I MALAVOGLIA
L'AUTORE
Giovanni Verga (nato a Catania nel 1840 e là morto all'età di 82 anni) scrisse il suo primo romanzo (Amore e patria, mai pubblicato) all'età di 16 anni. Di famiglia benestante, non finì gli studi di giurisprudenza per dedicarsi alla stesura delle sue opere. Il secondo romanzo, I carbonari della montagna, in quattro volumi, narra le imprese della Carboneria calabrese contro il regime napoleonico di Gioacchino Murat. Oltre a I Malavoglia, le sue opere più importanti sono Mastro Don Gesualdo, Una peccatrice, Storia di una capinera. Famosissime anche le novelle siciliane raccolte sotto i titoli Vita dei campi e Novelle rusticane.
LA TRAMA
Il mare cattivo, il pettegolezzo, il contrabbando, le guardie, lo scoppio di collera che porta al delitto, la fatica ossessiva per uscire dalla miseria: in questo intreccio si muove una famiglia sfortunata fin nel nome, i Malavoglia. Il vecchio capo di casa, Padron 'Ntoni, vede ripetutamente naufragare la sua barca. La disgrazia maggiore è quando muore suo figlio tentando di trasportare, per qualche soldo, un carico di lupini. Padron 'Ntoni è pieno di debiti, i nipoti non riescono ad aiutarlo. Uno rimane ucciso in guerra, un altro si dà a cattive compagnie e, sorpreso dalle guardie, ne accoltella una, prendendosi cinque anni di carcere duro. Una delle ragazze di casa, diffamata dalle comari, se ne va per sempre. Destino dei poveri, in un mondo spietato.
IL PROTAGONISTA
C'è forse una inconsapevole crudeltà, in Verga, quando descrive i malanni che uno dopo l'altro abbattono il protagonista de "I Malavoglia". Padron 'Ntoni non è soltanto un buono. E' un saggio. Sa vedere lontano, capisce le cose, ha una sua profonda cultura interiore. E' un cattolico che non si limita ad aspettare la grazia dei santi, ma crede nell'iniziativa dell'uomo, sia quando tenta la sorte sia quando raccomanda il buonsenso. Eppure questa innata intelligenza non serve a niente. Quando la famiglia, colpita dalla sventura, tenta di rialzarsi e comincia a vedere un pò di luce, arriva puntuale un nuovo colpo della malasorte. Padron 'Ntoni, sempre sconfitto, mai vinto veramente, resiste fino in fondo. Morirà come un patriarca, fra l'amore di tutti: la sua unica ma vera vittoria.
UN COLPO DI COLTELLO
Il vecchio Padron 'Ntoni, forte nonostante le sciagure, continua a lavorare per pagare i debiti di casa. Suo nipote, il giovane 'Ntoni, è di un'altra pasta. Non ha più speranza, si compiange, si fa mantenere all'osteria da Santuzza, la figlia del padrone. Ha come rivale don Michele, il capo delle guardie. Santuzza vuole bene a 'Ntoni, ma il suo contegno la irrita. Lo vede ciondolare fra i bicchieri di vino, sempre più sporco e malandato. Don Michele fa dell'ironia. Corteggia Santuzza, si fa vedere anche con Lia, la sorella di 'Ntoni. Nella Sicilia dell'Ottocento sono sgarbi sanguinosi. Una sera, all'osteria, 'Ntoni litiga prima con Santuzza, poi salta addosso a don Michele. Bicchieri rotti, botte alla cieca, avventori che prendono a calci i contendenti per separarli. 'Ntoni se ne va giurando vendetta. Sono in molti ad aver sentito le minacce.
Passano alcuni giorni. 'Ntoni si è messo con un gruppo di contrabbandieri. Don Michele con altri gendarmi gli tende una trappola. Piove, nella notte non si vede niente. In mezzo agli scogli si sente un "Chi va là? Fermi tutti!". 'Ntoni fugge saltando un muro ma si trova naso a naso con don Michele, che ha la pistola in pugno. Ha ancora il ricordo della rissa per Santuzza, urla furibondo: "Voglio farvi vedere se ho paura della pistola!". Don Michele spara, il colpo va in aria. Va a segno invece la coltellata di 'Ntoni. La guardia stramazza a terra. 'Ntoni corre via "saltando come un capriolo, mentre le fucilate piovono come grandine"; ma i gendarmi gli sono addosso, lo buttano a terra e lo legano con le catene.
Comincia il processo. Padron 'Ntoni si provvede di un avvocato, anche se sa che in questo modo se ne andranno i suoi ultimi soldi. Per attenuarne la colpa del giovane 'Ntoi, l'avvocato chiama a deporre le comari del paese. E' un disastro. Le donnette fanno sapere che, oltre alla rivalità per Santuzza, c'è di mezzo anche l'altra nipote di Padron 'Ntoni, Lia, che se l'intendeva con don Michele. Il povero vecchio resta come fulminato.
'Ntoni rimarrà in galera, Lia se ne va di casa come una pazza, nessuno la vedrà più.
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