VITTORIA D'INGHILTERRA
Il suo titolo completo è: Vittoria, regina di Gran Bretagna e Irlanda, imperatrice delle Indie. Fu il caso, o meglio una catena di lutti, a portarla giovanissima sul trono. Aveva appena 8 mesi quando le morì il padre, Edoardo, duca di Kent, quarto figlio di re Giorgio III. Nella linea di successione, molti altri avevano più diritti di lei. Sua madre, Maria Luisa di Sassonia-Coburgo-Gotha, traboccava di titoli nobiliari ma non certo di ricchezza. Unico vero puntello era lo zio, Leopoldo, destinato più tardi a regnare sul Belgio. Nessuno insomma pensava che la giovane principessa, sballottata fra le Corti tedesche, priva di qualsiasi aspirazione dinastica o idea politica, potesse diventare la figura più importante del diciannovesimo secolo. Uno alla volta, però, gli altri pretendenti morirono. E nel 1837, dopo la scomparsa dello zio Guglielmo IV, Vittoria venne solennemente incoronata. Aveva 18 anni.
Si parla ancora oggi di "epoca vittoriana": e infatti è tutto un mondo scomparso che porta il suo nome. In realtà, nella vita di Vittoria, si possono distinguere due periodi. A 21 anni sposò un cugino coetaneo, Alberto, anch'egli cresciuto ed educato in Germania. Fu un matrimonio felice e quando, nel 1861, il principe consorte entrò nella tomba, la vedova si chiuse in un lunghissimo isolamento, protrattosi in pratica per 40 anni. Alberto era stato un consigliere influentissimo della consorte, e si può dire che la coppia reale guidò la politica estera londinese. Vittoria era molto legata al partito "whig", aristocratico, ciò che le procurò in seguito molti dissensi, con i conservatori prima, e poi con i liberali. In molte occasioni il marito contribuì a smussare le controversie, senza che ciò tuttavia aumentasse, nel Paese, la sua popolarità. I londinesi continuavano a considerarlo uno straniero, e a sospettarlo di favorire interessi di altri Paesi.
Anche dopo la morte di Alberto la regina continuò a sorvegliare i rapporti internazionali. Ma stava spesso nel suo castello di Balmoral, in Scozia, oppure nell'isola di Wight, dove poi morì. Grazie a primi ministri, che si chiamavano Melbourne, Palmerston, Disraeli, Gladstone, il potere britannico si estendeva frattanto in tutto il mondo.
Nel 1876 Vittoria divenne imperatrice delle Indie, nel 1887 e 1897 furono celebrati con straordinari festeggiamenti i suoi 50 e 60 anni di regno. Quando la vecchia regina morì, a 82 anni, l'Inghilterra era la nazione più potente della terra.
UN MATRIMONIO CON NOVE FIGLI
Dopo la morte del principe Alberto, la regina visse per decenni in completo ritiro. Aveva spesso contrasti con i governanti ma si rifiutava di riceverli, oppure li obbligava a estenuanti spostamenti fra i suoi castelli. La coppia aveva avuto ben 9 figli, che però Vittoria teneva lontani dagli affari politici. Il primogenito Edoardo, che doveva succederle quando già era in tarda età, passava la vita a Parigi o nella Riviera francese, fra gioco e belle donne. Secondo però qualche pettegolezzo, anche la vecchia signora trovò un nuovo affetto fra i suoi servitori: una diceria che non è mai stata verificata.
L'EPOCA
Siamo abituati a considerare l'èra vittoriana come un periodo lunghissimo e statico, pieno di falso perbenismo, più ipocrita che da imitare. La realtà è diversa, per molti aspetti. Fu anche merito della regina se in Inghilterra furono vietate pratiche crudeli come la berlina - il condannato esposto in piazza - e i combattenti fra animali. Inoltre la politica dei governi vittoriani diede nuovo vigore al regime parlamentare, favorì le idee di libertà, accolse numerosissime esuli da altri Paesi: basti, fra tutti, ricordare il nome di Giuseppe Mazzini. Nello stesso tempo si affermava la cosiddetta "rivoluzione industriale", che portava la Gran Bretagna all'avanguardia fra le nazioni. Così Londra divenne il primo centro commerciale del mondo, mentre si consolidava il dominio inglese sui mari. Fortunate spedizioni portarono a colossali conquiste in vari continenti, per cui Vittoria, come Carlo V di Spagna, poteva ben affermare che sul suo impero non trasformava mai il sole.
Etichette: regine, vittoria d'inghilterra