LUDWIG VAN BEETHOVEN
Due settimane dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il compositore Franz Joseph Haydn scrive: "Dovranno passare più di 100 anni prima che ricompaia un uomo della sua grandezza". Ma si sbaglia, perchè sta per arrivare a Vienna un giovane pianista tedesco, Ludwig van Beethoven, figlio di un cantante ubriacone e di una cuoca. Sarò una delle forze più dirompenti nella storia della musica.
Beethoven nasce a Bonn nel 1770. La famiglia è di origine fiamminga. Il nonno era musicista, come il padre Johann, tenore nella cappella di corte. Anche Ludwig, come Mozart, è un bambino prodigio: dà il primo concerto a 7 anni. A 9 incontra il musicista Christian Gottlob Neefe, uomo di buone letture e ottimo didatta, che gli insegna composizione, pianoforte e organo. Quando Beethoven compie 12 anni, il suo maestro annuncia: "E' un genio".
Sin da ragazzo Beethoven si guadagna da vivere cantando nel coro con il padre. Lo scrittore francese Romain Rolland, autore di un'autorevole biografia, lo descrive come un uomo "piccolo, tozzo, dal collo grosso e dall'ossatura atletica. La fronte è spaziosa, i capelli irti e neri. Gli occhi brillano d'una forza prodigiosa".
Nel 1792, a 22 anni, Beethoven lascia Bonn per andare a Vienna in cerca di fortuna. All'inizio si afferma più come pianista che come compositore. E' apprezzato perchè suona nello stile galante che piace alla nobiltà: musica d'intrattenimento gradevole, basata su variazioni di temi popolari. Due anni dopo debutta al Burgtheater e inizia una tournée a Norimberga, Praga, Dresda e Berlino.
A Vienna, intanto, frequenta i salotti che contano e si inserisce pienamente nella vita musicale della città. Sa di essere un compositore di talento. Annota nel suo diario: "Coraggio, nonostante le debolezze del corpo, il mio genio trionferà". Non ha problemi di denaro. Nel 1801 scrive a un amico: "La situazione non è affatto male. Le mie composizioni rendono parecchio e ricevo più commissioni di quante riesca a portarne a termine. Inoltre, posso contare su 6 o 7 editori. Non discutono neppure: io fisso il prezzo e loro pagano". Il povero Mozart non aveva certo avuto una simile fortuna. Ma intanto c'era stata la Rivoluzione francese, e anche la professione del musicista era cambiata.
Nonostante la vita agiata, Beethoven fatica a stare in società. Prende lezioni di ballo e si sforza di vestire alla moda. Ha un carattere scontroso. Dietro un atteggiamento freddo e all'apparenza altezzoso, nasconde le proprie insicurezze. Il compositore italiano Luigi Cherubini, autore di raffinati quartetti per archi, lo definisce "un rozzo orso renano".
Beethoven pensa solo a comporre. Si alza alle sei e va avanti sino a mezzogiorno. Scrive: "Le mie orecchie continuano a ronzare e a fischiare. Da quasi 2 anni ho interroto qualsiasi attività sociale". E' diventato sordo. Un giorno, mentre dirige, si volta e scopre che alle spalle c'è un altro maestro che dà il tempo all'orchestra. Si rende subito conto che muove la bacchetta per nulla. Ed esce dal teatro di corsa, sconvolto.
Nonostante la sordità, cresce la sua fortuna di compositore. Nell'estate 1809 fa eseguire, insieme con La vittoria di Wellington, la Settima Sinfonia. E' un trionfo: l'Allegretto viene addirittura bissato. L'8 settembre dirige la Terza Sinfonia, l'Eroica. In quel periodo nascono anche la Quinta e la Sesta Sinfonia (quest'ultima detta Pastorale), tra le opere più amate dal pubblico di tutto il mondo.
Gli ultimi anni di vita sono agitati. Il denaro non manca, ma Beethoven cade in una profonda depressione. Il direttore di un teatro viennese descrive così la sua stanza di lavoro: "Libri e fogli di musica ovunque. Là i resti di una cena fredda, qui bottiglie stappate e semivuote. Sul pianoforte qualche foglio scarabocchiato con le idee per una nuova sinfonia".
Eppure in questo periodo infelice nascono gli ultimi quartetti, capolavori come le 32 Sonate per pianoforte. Poi la salute peggiora. Muore la sera del 26 marzo 1827. Quasi 30.000 persone seguono la bara.
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