JOHANNES BRAHMS
Un omone dallo sguardo mite e dagli occhi chiari, con una lunga barba brizzolata. E' questa l'immagine ricorrente di Brahms, la terza grande B della musica tedesca (Bach, Beethoven, Brahms). Un compositore che cercava la tranquillità e fuggiva dal clamore. Amava i viaggi, le montagne e la buona tavola. Da giovane si alzava all'alba per comporre, la sera suonava il piano nei caffè.
Johannes Brahms nacque il 7 maggio 1833 ad Amburgo, città di commercianti e di banchieri, dominata dall'odore acre di canapa e pesce affumicato. Ebbe un'infanzia triste e difficile, tra i vicoli e le stamberghe del quartiere più povero della città, dove crebbe pallido e anemico. Nel 1843, a 10 anni, venne affidato a un celebre insegnante, l'organista Eduard Maxen, che lo sottopose a una rigida educazione pianistica e gli vietò di scrivere musica. Ma il giovane Brahms disubbidì: componeva di nascosto e per aiutare la famiglia suonava nelle taverne del porto.
Nel 1853, a 20 anni, la svolta. Brahms incontrò il celebre violinista Joseph Joachim, che intuì il suo straordinario talento e gli fece conoscere Liszt e Schumann, due tra i più grandi compositori dell'epoca. L'intesa con il primo non ebbe fortuna: Liszt era troppo teatrale e mondano per il timido e riservato Brahms. L'amicizia con il secondo, invece, fu folgorante. Schumann lo presentò al mondo musicale.
Il rapporto durò pochi ani: malato di nervi. Schumann entrò in una clinica psichiatrica e morì nel luglio 1856. Brahms rimase accanto alla moglie Clara, della quale si innamorò senza essere ricambiato. Dopo i primi successi si stabilì a Vienna, dove affittò un appartamento a due passi dal Prater, il grande parco alla periferia della città. Era il 1864. Aveva sperato sino all'ultimo di diventare direttore della Filarmonica di Amburgo, ed era rimasto deluso nel vedere un altro musicista su quel podio. Appena potà lasciò la capitale austriaca per viaggiare, soprattutto in Svizzera e in Italia. Un amico raccontava di averlo visto commuoversi a Modena, davanti a un quadro del Parmigianino. Un giorno scrisse a Clara Schumann: "Se tu stessi per un'ora sola davanti al Duomo di Siena, saresti più felice". E proprio al ritorno dal primo viaggio in Italia scrisse il meraviglioso Concerto per violino.
AMANTE DELLE COSE SEMPLICI
Negli anni seguenti compose il Concerto per pianoforte e orchestra, il doppio Concerto per violino e violoncello, le quattro Sinfonie. Ma un capitolo straordinario dell'arte di Brahms, forse il più importante, è quello della "musica da camera", cioè le composizioni per duo (clarinetto e pianoforte), trio (pianoforte, violino e violoncello) o quartetto d'archi.
I Quintetti e i Sestetti, per esempio, sono tra i più grandi capolavori di Brahms: una cascata di struggenti melodie. Nascevano d'estate, durante le villeggiature in Stiria (Austria) e in Svizzera. Brahms non componeva in città: d'inverno dirigeva e dava concerti. D'estate saliva in montagna, tra i suoi ghiacciai, per abbandonarsi alla composizione. La musica da camera rivela gli angoli più nascosti dell'anima di Brahms: la malinconia, la nostalgia, la solitudine. Era un uomo schivo e insicuro, ma al tempo stesso passionale e generoso. Confidava con orgoglio: "Godo del denaro nel modo che mi dà più soddisfazione: concedendomi la gioia di spartirlo". Un giorno scrisse ad Antonin Dvoràk, il compositore boemo che viveva a Vienna in ristrettezza economiche: "Non ho figli, non devo prendermi cura di nessuno, consideri il mio avere come sua proprietà".
Negli ultimi anni di vita, Brahms scoprì il clarinetto, che lo conquistò per il timbro dolce e carezzevole. Morì il 3 aprile 1897 e venne sepolto nel cimitero di Vienna, insieme con altri due grandi musicisti, Beethoven e Schubert. Per tutta la vita aveva amato le cose semplici e schiette, che arrivano subito al cuore, come la musica.
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