GIANNI RODARI: FAVOLE AL TELEFONO
L'AUTORE
Nato a Omegna (VB), Gianni Rodari è morto a Roma nel 1980, quando aveva 60 anni. E' stato un insolito educatore: non un maestro nel senso tradizionale ma un sostenitore del colloquio fra scolari e insegnanti, tra genitori e figli, visti quasi come compagni di giochi. Anche i suoi libri erano un contributo per questi incontri fra generazioni diverse, unite dalla comune volontà di capirsi. Molti racconti, in effetti, offrono un semplice spunto: "come la prima pagina di una storia che dovrebbero poi scrivere loro". E così vediamo un ragazzo processato per offese allo zio, avendo sbagliato un apostrofo: voleva dire "l'ozio". Il numero Dieci è in fuga, inseguito da una Sottrazione; e in una divisione, se si abbassa il 9, ecco il Nove che protesta. Il libro degli errori, Grammatica della fantasia sono altri titoli di libri di Rodari: e si capisce come, anche a scuola, un bravo maestro possa tenere avvinta un'intera classe.
LA TRAMA
Per definizione, un libro di fiabe non ha trama. La fiaba è il regno della fantasia, che non obbedisce né a regole né a sviluppi secondo logica. E tuttavia, in Favole al telefono, un filo conduttore esiste: è il nostro tempo. Non che si tratti di storie tecnologiche, oppure ambientate in luoghi moderni. Anzi, abbiamo imperatori alle prese con donnette che sanno far bene la marmellata, ragazzini che vogliono andare a toccare il naso del re. E se per caso un garzone di bar vola nello spazio, ad aiutarlo non è un missile ma una spinta che viene dalla suggestione e perciò - appunto - dalla fantasia.
Il richiamo alla nostra epoca è diverso. Un richiamo in qualche modo politico, poichè Gianni Rodari è sempre dalla parte della povera gente. Un richiamo di sentimenti ed anche, come si dice oggi, ecologico: brave e umili persone, animali parlanti che danno il senso della natura. Non manca talvolta un accenno alla cattiveria degli uomini: per esempio il pescatore che diventa ricco per merito di un pesce-bambino e poi ributta in mare il suo benefattore, chiuso in una conchiglia, quando non ne ha più bisogno. Infine, ed è forse la parte più preziosa del libro, piccoli eventi nati da giochi di parole, da filastrocche, addirittura da un semplice errore di ortografia. Qualcosa come, un secolo fa, Alice nel paese delle meraviglie. In Rodari non c'è Alice: ma la meraviglia c'è, lo stupore incantato e libero dell'infanzia.
IL PROTAGONISTA
Se proprio vogliamo trovare un personaggio che va e viene fra topolini dei fumetti, semafori che danno il blue e ingenui ladri che vogliono rubare il Colosseo, l'unico in questo libro è Giovannino Perdigiorno. E' un "gran viaggiatore e famoso esploratore" che gira da un paese all'altro, con avventure che un pò gli capitano per caso, un pò è lui stesso a provocare. Una volta arriva nel paese degli uomini di burro, i quali vivono nei frigoriferi, con una borsa di ghiaccio in testa, per timore di squagliarsi. Il re sta in un frigo d'oro massiccio, viaggia in un'automobile ghiacciata e, se il sole osa spuntare, lo fa mettere in prigione dai suoi soldati. A Giovannino viene poi la voglia di prendere per il naso un altro re, i cui sudditi fanno lo stesso: e il povero sovrano non ha più pace. Infine c'è un paesino con 99 cani che abbaiano sempre, tanto che pure i loro padroni si esprimono con ringhi e ululati: Giovannino avrebbe una cura per guarirli, ma il sindaco gli risponde con un "Bau! Bau!". Per cui il nostro viaggiatore se ne va commentando: "Il peggior malato è quello che crede di essere sano".
UNA SERIE DI EPISODI
C'è un omino di niente, vestito di niente che viaggia in una strada di niente, che non conduce da nessuna parte. Là i topi mangiano solo i buchi del formaggio e i gatti hanno artigli di niente. Anche i muri sono fatti di niente e l'omino, che non ci crede, per troppo slancio passa dall'altra parte. "Anche di là non c'era niente di niente".
Pulcinella, marionetta irrequieta, non sopporta i fili ai quali lo lega il burattinaio. Un giorno riesce a tagliarli e scappa: che bellezza non essere più soggetto a padroni. Ma trova poco da mangiare, dimagrisce, muore sepolto sotto le prime nevi d'inverno. Spunta la primavera e, con essa, un garofano: ecco, pensa Pulcinella, sulla mia testa è cresciuto un fiore. "C'è qualcuno più felice di me?". Vi domanderete come un morto possa sentirsi felice: ma si sa che le marionette di legno non possono morire.
Alice Cascherina casca sempre e dappertutto. Le piace fare scherzi ai parenti, nascondendosi dentro una sveglia o una bottiglia, di dove la tirano fuori con una cordicella. Una volta scompare per davvero perchè, senza accorgersene, l'hanno chiusa in un cassetto. Quando la ritrovano lei casca nel taschino di papà, e ne esce tutta impiastricciata per colpa della penna a sfera. Giovanni perde sempre tutto. Gli accade di perdere una mano, un braccio intero, il naso. Dice la mamma: "Ma si può essere più distratti di così?". Torna a casa su una gamba sola, senza più le orecchie ed è sua madre che deve rimetterlo a posto. Lui domanda: "Manca niente?".
Durante la guerra, in un paese sulla pianura padana, vivono dentro una cascina undici famiglie. Invece di andare d'accordo, litigano, al punto che per prendere l'acqua dal pozzo ciascuna ha una sua corda che custodisce in casa. Basterebbe che il pozzo avesse una catena, e tutti potrebbero tirare su i propri secchi: ma è gente fatta così, preferisce scambiarsi dispetti. C'è l'invasione tedesca, gli uomini sono lontani, un partigiano ferito cerca rifugio. Lo ospita una donna, ma ha paura che le altre la denuncino. Le cose vanno però diversamente. Tutte pensano ai loro mariti che combattono: chissà se hanno bisogno di aiuto e, soprattutto, chissà se qualcuno li soccorre. Perciò, prima una e poi l'altra, c'è chi porta al ferito un salamino, chi una bottiglia di vino o un pò di pane. Quando il partigiano guarisce, le famiglie in lite sono diventate amiche: ed è lui che cava dal pozzo il primo secchio d'acqua, legato alla catena che insiem hanno comperato, buttando via le undici corde.
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