IL DIARIO DI ANNA FRANK
Autrice: Anna Frank
Lingua originale: olandese
Data di nascita: 1947
Genere: diario scritto sotto forma di lettere a un'amica
Epoca storica: 1942-45, persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti tedeschi
LA TRAMA
E' come se Anna scrivesse un romanzo del quale non conosce la fine: mentre noi la sappiamo. I fatti che racconta sono spesso banali: le discussioni sul cibo o sull'uso del bagno, le piccole insofferenze fra persone che vivono troppo vicine. Oppure difficoltà angosciose per dei prigionieri, come il cibo che non arriva, o il pericolo di malattie. Ma in ogni pagina di diario emerge prepotente uno spirito libero, senza età: un'anima matura in un corpo di bambina, una fiducia nell'avvenire e, nonostante tutto, nella bontà dell'uomo. Anche un piccolo fremito al cuore, l'idillio con il ragazzo Peter. Sullo sfondo, di continuo, la morte. Anna viene portata nel campo di sterminio di Bergen Belsen. Vi muore nel marzo 1945, due mesi prima che finisca la guerra.
LA PROTAGONISTA
Anna Frank è una ragazza di Amsterdam. Nel 1942 ha 13 anni. Siamo in piena guerra mondiale; l'Olanda è invasa dai tedeschi. Tutta l'Europa è in ginocchio. Anna è ebrea; Hitler ha dato ordine che gli ebrei vengano sterminati. La famiglia Frank è benestante, gente d'affari che ha avuto molto dalla vita. Costretti a nascondersi con altri conoscenti, i Frank si chiudono in un appartamento, sempre con i nervi tesi per paura che arrivino le SS, il reparto di assassini che rifornisce i campi di concentramento. Se questa vita misera, fitta di piccoli inconvenienti quotidiani, dominata dalla paura eppure non priva di speranza, Anna scrive un diario, oggi famoso in tutto il mondo. Termina il 1° agosto 1944. Tre giorni dopo arrivano i tedeschi e portano via tutti.
IL BACIO DI PETER
Anna finge di scrivere a un'amica che non esiste, Kitty. Il diario è segreto: c'è bisogno di qualcuno che ascolti, anche se è solo una figura immaginaria. Nell'aprile del '44 Anna riceve il primo bacio da un ragazzo. Dai fronti lontani arrivano notizie di sconfitte tedesche. Nella casa-prigione di Amsterdam corre un filo di speranza. Il ragazzo è Peter Van Daan, l'altra famiglia che abita con i Frank. Ha 17 anni. Suo padre è noioso; la madre litiga perchè usano i suoi piatti. Miserie quotidiane che Anna descrive spesso sorridendo. Peter è un pò goffo; ha un'aria timida, osserva Anna, "come succede a tutti i giovani che non sono stati molto insieme alle ragazze".
Dando notizie a Kitty sul bagno che perde, sul raffreddore della signora Van Daan, sul marito che "è verde perchè non ha da fumare", Anna racconta anche di quei pochi metri quadrati che qualche volta riesce a trovare per sè: una stanzetta con ciarpame polveroso e una dura cassa di legno sulla quale siede chiacchierando con Peter, "ciascuno col braccio intorno alla spalla dell'altro, lui con un mio ricciolo in mano". Il 15 aprile, alle 8 di sera, Peter si fa più vicino. "Spostiamoci un poco, altrimenti picchio la testa contro l'armadio". Ad Anna batte forte il cuore. Non erano mai stati così stretti l'uno all'altra. Peter l'abbraccia, le fa posare il capo sulla spalla. Rimangono immobili per 5 minuti. Sono gesti da ragazzi: lui che le stringe il viso fra le mani e passa le mani fra i capelli; lei che rimane immobile, "tanto felice" senza saperne spiegare il perchè.
E' passata mezz'ora. Peter e Anna si alzano. Il ragazzo si mette le scarpe da ginnastica per non far rumore. "Io lo stetti a guardare. Come avvenne non lo so, ma prima che scendessimo egli mi diede un bacio sui capelli, fra la guancia e l'orecchio. Corsi sotto senza voltarmi". L'indomani Anna è preoccupata: "Che cosa direbbero le mie amiche?". Che scandalo! Poi si ribella: perchè, se ci vogliamo bene, dovremmo stare divisi? "Ne parlerò con lui". Quanto poco tempo per parlare, e per vivere.
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