QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

LA LEGGE CASATI

Il decreto legge preparato dal conte lombardo Gabrio Casati e promulgato dal re in virtù dei poteri eccezionali assunti alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza, costituì l’atto di nascita della scuola italiana e ne definì l’ossatura fino alla riforma Gentile del 1923.
Discussa nel corso di quattro mesi da una speciale commissione che rifletteva l’esperienza scolastica piemontese e lombarda, la legge Casati abbracciava tutti i rami dell’istruzione: elementare, tecnica, secondaria classica e superiore.
L’istruzione elementare, divisa in due gradi, inferiore e superiore, di due anni ciascuno, doveva essere obbligatoria e gratuita per il grado inferiore; ogni comune o frazione con almeno cinquanta bambini doveva aprire a sue spese una scuola; i maestri erano di nomina comunale e bastava fossero muniti di una patente di idoneità e di un attestato di moralità; il numero degli allievi non doveva superare i settanta. L’istruzione tecnica prevedeva due gradi: una scuola tecnica di durata triennale, alla quale si accedeva dopo le elementari, e un successivo istituto tecnico di tre anni, articolato in sezioni (ragionieri, geometri, periti industriali, ecc.). L’istruzione secondaria classica, fondata sulla cultura letteraria e filosofica, comprendeva cinque anni di ginnasio e tre di liceo. Al termine di ogni ciclo gli allievi dovevano sostenere un esame e solo la licenza liceale aveva valore per l’istruzione all’università. L’istruzione universitaria comprendeva cinque facoltà: teologia, giurisprudenza, medicina, scienze fisiche e matematiche, lettere e filosofia.
La legge, che costituiva in Italia un reale progresso nel campo dell’istruzione, presentava limiti che condizionarono a lungo la situazione scolastica del paese: essa prevedeva un obbligo limitatissimo e non assicurava ai comuni i finanziamenti per attuarlo; privilegiava fortemente l’istruzione umanistica rispetto a quella tecnica e trascurava l’istruzione professionale; sceglieva la strada dell’accentramento, affidando l’intera direzione della scuola a funzionari di nomina regia; trascurava la qualificazione dei maestri e la loro retribuzione, lasciata alla discrezione dei comuni.