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la fortuna del romanzo d’appendice

Nel gennaio 1891 morì Francesco Mastriani, notissimo autore di romanzi d’appendice, il genere letterario ideato da due giornali francesi, “La Presse” e “Le Siècle”, intorno al 1835.
Scrittori famosi che pubblicavano i loro romanzi a puntate sui giornali, furono, in Francia, Eugène Sue (i cui Misteri di Parigi comparvero in appendice sul serissimo “Journal des Débats” negli anni 1842-1843), Alexandre Dumas padre, Frédéric Soulié.
In Italia il roman feuilleton (romanzo a puntate) si affermò nella seconda metà del secolo, con la crescente diffusione delle opere dei francesi (divulgate principalmente dalle case editrici Sonzogno, Salani, Bietti) e con la fortuna di autori quali Mastriani (La cieca di Sorrento, Sepolta viva, I misteri di Napoli fecero parlare di lui come del vero erede di Sue in Italia) e la piemontese Carolina Invernizio.
Nei romanzi di Mastriani si fondevano impegno didascalico e umanitarismo socialista ed evangelico, in quelli della Invernizio si rispecchiava invece soprattutto un’ideologia della famiglia come depositaria di ogni valore.
Le trame cariche di colpi di scena e di elementi tratti dalla tradizione del “romanzo nero”, tipiche dei romanzi di appendice, attingevano nel caso della Invernizio anche alle cronache giudiziarie di processi clamorosi, molto seguite dal pubblico negli ultimi decenni dell’Ottocento.