LE REPUBBLICHE MARINARE
Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Noi le ricordiamo come le Repubbliche marinare. In altri Paesi, specie in Francia, si preferì chiamarle “Repubbliche mercantili”; e anche in questa definizione c’è del vero. Ottocento anni fa, tra il XII e il XIII secolo, i popoli più potenti del Mediterraneo erano i bizantini e gli arabi: ma sul mare l’iniziativa era tutta dei battelli italiani. Soldati che veleggiavano cercando conquiste, mercanti che andavano ad acquistare in Oriente spezie e stoffe preziose, armatori che istituivano servizi regolari fra i continenti. Due volte all’anno partivano da Venezia navi dirette al Mar Nero attraverso Costantinopoli, e toccavano al ritorno Beirut e Alessandria d’Egitto: Asia, Africa ed Europa in un solo viaggio. Colonie italiane prosperavano su tutta la costa mediterranea.
Avessero trovato fra loro un accordo, le Repubbliche marinare avrebbero dominato il mondo allora conosciuto. In realtà qualche volta si allearono; nel 1187 si disse che “Pisa fu per 3 giorni regina della terra”, quando ammiragli pisani guidarono le navi di Venezia e Genova all’attacco di Gerusalemme, conquistata dal Saladino. Ma è soprattutto una storia di guerre fra italiani. La splendida Amalfi, nell’antichità più ricca di Napoli, fu distrutta da Pisa. Toccò poi a Genova mettere in ginocchio i pisani, indirettamente vendicati da Venezia, che, dopo aver rischiato di essere invasa, inflisse ai genovesi una sconfitta definitiva. I veneziani, pur capaci di resistere per secoli ai turchi, iniziarono la decadenza quando la scoperta dell’America spostò nell’Oceano Atlantico le grandi correnti di traffico, facendo diventare il Mediterraneo un semplice mare interno. Ma ci volle Napoleone, alle soglie dell’800, per mettere fine alla Repubblica di San Marco.
Navi agili e veloci
Alla fine del primo millennio i marinai italiani usavano le dromone, ereditate dai Goti: navi veloci e agili che potevano prendere agevolmente il largo, sebbene si preferisse in genere costeggiare la riva. Più tardi vennero in uso le galee o “galere”, lunghe una quarantina di metri con circa 150 uomini di equipaggio: in un primo tempo liberi cittadini che si arruolavano spontaneamente, ma in seguito condannati o schiavi musulmani (e prigionieri cristiani, naturalmente, sulle navi turche e arabe). La parola “galeotto” ha qui la sua origine. Questa povera gente, che remava incatenata a dei banconi, affondava con lo scafo in battaglia o a causa di naufragi. Da ultimo vennero i galeoni, potenti navi da battaglia, le cui linee sono immortalate nei quadri del Carpaccio, esposti a Venezia nella Galleria dell’Accademia.
Colonie sulle coste greche e africane
Sempre in lotta con i pirati saraceni, dromone e galee erano inevitabilmente navi da guerra: nessuno in quell’epoca si arrischiava sui mari senza armarsi. I capi delle Repubbliche però si rendevano conto di non avere forze sufficienti per conquiste durature: così preferivano impiantare piccole colonie sulle coste greche e albanesi, asiatiche e africane, od ottenere porti e stabilimenti per i loro commerci. Ai mercanti che aprivano la strada seguivano uomini d’affari e avventurieri di ogni genere, che spesso si arricchivano rapidamente. Per finanziare le spedizioni sorgevano le prime banche, sostanzialmente un’invenzione italiana: spesso a Genova e Venezia, ma anche a Roma, era il mercante che diventava banchiere. Subito dopo – altro istituto che si è sviluppato sino ai nostri giorni – le assicurazioni: dapprima erano gli associati a una stessa impresa che si dividevano i rischi, con una mutua: poi si cominciarono a pagare premi per le merci o le navi perdute.
Il diritto marittimo
Le norme del diritto marittimo furono stabilite dalle “Tavole amalfitane”; fu poi Venezia a perfezionare il sistema daziario, e Genova a stabilire le mediazioni commerciali, mentre nel caso di difficoltà per i privati intervenivano i singoli Stati con sovvenzioni o garanzie. Spirito di avventura, grande capacità tecnica, ricerca di ricchezza: furono i motivi di una straordinaria espansione.
Etichette: GEOGRAFIA, repubbliche marinare, STORIA