LE GRANDI CIVILTA': GLI INDIANI
L'India è un Paese vasto quasi quanto la metà dell'Europa. Ancora oggi vi si parlano circa 150 lingue: quelle del Nord appartengono al gruppo indoeuropeo, mentre quelle del Sud sono di origine molto più antica. L'arido altopiano del Deccan, nel centro della penisola, anticamente costituì un ostacolo insormontabile per l'espansione delle genti del Nord e la parte meridionale dell'India visse per millenni una vita separata, legata a tradizioni diverse da quelle della regione settentrionale. Nell'area nordoccidentale, fra il III e il II millennio a.C., fioriva una civiltà raffinata. I fondatori erano agricoltori che dall'alta valle dell'Indo si insediarono nel bassopiano, dando vita a centri urbani con alcune decine di migliaia di abitanti, come Harappa e Mohenjo-Daro. Agricoltura (cotone), allevamento (bufali) e commercio fluviale erano alla base dell'economia. Elefanti, barche e pesanti carri a due ruote erano adoperati per il lavoro ed il trasporto. Usavano una scrittura di 400 segni, mai decifrata finora.
Distrutte dal diluvio universale
Harappa e Mohenjo-Daro, pur essendo distanti tra loro più di 600 chilometri, presentavano una struttura urbanistica molto simile. C'erano bagni pubblici, piazze per i mercati, edifici dedicati al culto e molte botteghe artigiane. Harappa crebbe intorno a una collinetta, su cui vennero edificati silos per il grano. Non era fortificata, ma munita di terrapieni per fronteggiare le inondazioni dell'Indo. Mohenjo-Daro presentava su un perimetro di 6 km una pianta a scacchiera: blocchi di abitazioni divise da larghe strade, molto curate per lo scolo delle acque. La scomparsa pressochè improvvisa di queste due città ha fatto nascere molte ipotesi. La più accreditata ritiene che siano state travolte da una colossale alluvione, quel diluvio universale di cui si trova traccia nella letteratura e nei resti archeologici di molte civiltà contemporanee a quella indiana.
L'invasione dal nord
La civiltà dell'Indo tramontò verso il 1500 a.C. sotto la spinta degli arii provenienti dagli attuali Iran e Afghanistan, forniti di armi di ferro e cavalli sconosciuti in India. Gli indigeni, i dravida, furono asserviti o costretti a fuggire verso Sud, nel Deccan, dove ancora oggi vivono in villaggi sperduti alcuni loro discendenti. Gli arii furono più tardi sottomessi dai persiani, poi da Alessandro Magno, infine una serie di guerre interne si risolse con la nascita del Primo Impero (322 a.C.), sotto il principe Maurya, che comprendeva le regioni settentrionali dell'India. La pace fu di breve durata: nel 237 a.C. ripresero le guerre e le invasioni e solo nel 320 d.C. il territorio fu di nuovo unificato sotto la dinastia Gupta che regnò per due secoli (età aurea della civiltà indiana) e fu abbattuta dagli unni. Da allora (con la breve eccezione dell'impero musulmano del Gran Mogol nell'India settentrionale tra il 1500 e il 1700), si susseguirono dinastie locali e dominazioni straniere (i primi europei ad insediarsi furono i portoghesi a Goa nel XV sec.).
Le caste e i veda
Gli arii divisero la società in caste chiuse ed ereditarie, in base alla professione e all'importanza sociale. Questa struttura ha resistito per millenni fino ai tempi moderni. Al vertice c'erano i bramini, sacerdoti onnipotenti che interpretavano i Veda, i libri sacri.
Nella seconda casta c'erano i guerrieri, nella terza i mercanti e i contadini, nella quarta gli operai. Tutti gli esclusi dalle quattro caste erano i paria, gli intoccabili. Gli indigeni dravida facevano parte di quest'ultimo gruppo di miserabili nel quale venivano relegati anche coloro che tradivano le regole della propria casta.
Una società ricca
La civiltà indiana 4000 anni fa era ricca. Contrariarmente a quanto succede nell'India moderna il cibo era sufficiente per tutti e le popolazioni potevano permettersi anche di mantener un folto stuolo di monaci e asceti. Base dell'alimentazione era il riso, condito con carne o legumi. D'inverno si mangiavano focacce e dolci cucinati con farina di frumento. Erano molto popolari anche orzo, miglio, piselli, fagioli, lenticchie. Pompelmi, arance, meloni e melograni erano i frutti più diffusi. Gli indiani usavano molto bere succhi di frutta, a quei tempi assolutamente sconosciuti agli altri popoli.
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