BASILICATA: L’ORZO
I due nomi con cui questa regione è chiamata, Basilicata e Lucania, fanno riemergere un passato davvero remoto. Basilicata deriva dal greco basilikòs (emissario del re) e risale al periodo di dominazione bizantina quando il territorio era governato da un rappresentante dell’imperatore d’Oriente. Ciò ci richiama alla mente il succedersi delle grandi civiltà che sono state via via protagoniste della storia di questa regione: Greci, Romani, Normanni, Svevi. Nessuno riuscì però a rompere l’isolamento della zona. Lucania, invece, deriva dal latino lucus (bosco). Un tempo, infatti, le pendici dei monti, che occupano gli otto decimi della regione, erano ricoperte di fitti boschi.
Oggi la Basilicata è in gran parte arida e brulla a causa di un’opera di progressivo disboscamento che ha prodotto danni gravissimi. Erosioni, frane, smottamenti, straripamenti di fiumi sono da imputare all’intervento insensato dall’uomo sul territorio nel corso dei secoli. Così si è venuta sempre più aggravando la povertà di questa regione, la più piccola dell’Italia meridionale, la meno abitata e una delle più colpite dal fenomeno dell’emigrazione.
La principale fonte dell’economia locale resta l’agricoltura, ma si tratta di un’agricoltura povera. Qualche miglioramento si è avuto grazie a interventi di bonifica abbastanza recenti e a opere di canalizzazione per l’irrigazione dei campi, oltre che a interventi di rimboschimento.
Le zone più fertili sono la piana di Metaponto e le valli dell’Ofanto e dell’Agri; le pianure occupano solo l’8 per cento del territorio. Le coltivazioni più diffuse sono quelle dei cereali, prima di tutto il grano. Altri cereali coltivati in questa regione sono il granoturco, l’orzo e l’avena.
La produzione di cereali è stata stimolata anche dalla riforma fondiaria con la distribuzione di case e terre ai braccianti e con l’incremento della meccanizzazione e della concimazione chimica. In questo modo si cerca di migliorare il tenore di vita dei lucani, senza per altro snaturare la loro tradizione agricola, che ha radici lontanissime nel tempo: sulle monete rinvenute in Basilicata tra le antiche rovine dei centri greci e romani, c’è impressa una spiga d’oro, simbolo di questa terra.
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