LE MASCHERE DI CARNEVALE
Forse sono esistite da sempre. Le portavano gli uomini delle caverne quando si dedicavano ai loro strani riti magici. Sono state trovate maschere mortuarie che risalgono a settemila anni prima della nascita di Cristo. Per cui occorrerebbe un bel pò di spazio se si volesse fare una storia delle maschere. Ci sono due tipi di maschere: quelle facciali, che nascondono il volto, e quelle a elmo, che nascondono completamente la testa.
C'è stato un momento che la maschera la portavano tutti: nel 1700 a Venezia. Avevano il viso coperto patrizi e plebei, vecchi e giovani. La portavano persino le mamme con il bimbo al collo, le domestiche per andare a fare la spesa, i mendicanti per chiedere l'elemosina. Poi lentamente passò di moda. La maschera nel 1800 la si usava nei balli e nei festeggiamenti di carnevale.
Cinquecento anni fa gli attori italiani della Commedia dell'arte crearono le maschere personaggio. Arlecchino e Brighella, per esempio, rappresentavano lo sciocco e l'intrigante. Le maschere avevano una precisa caratterizzazione dialettale: Arlecchino era bergamasco, Pulcinella napoletano, Pantalone veneziano, il dottor Balanzone bolognese e così via. In teatro mantennero a lungo questa caratteristica, finchè il declino della Commedia dell'arte li allontanò pian piano dai palcoscenici per limitare la loro presenza nei teatri di burattini e nelle sfilate di carnevale.
Arlecchino - Bergamo
Pulcinella - Napoli
Pantalone - Venezia
Balanzone - Bologna
Cecca e Meneghino - Milano
Rugantino - Roma
Pancrazio - Puglia
Geppin - Genova
Gianduia - Torino
Stenterello - Firenze
Gioppino - Bergamo
Beppe Nappa - Sicilia
Giangurgolo - Calabria
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