CALABRIA: L’OLIO
L’ambiente naturale e le vicende storiche hanno condizionato in maniera pesantemente negativa lo sviluppo economico della Calabria. Non era così, però, ai tempi dei Greci, quando la zona aveva raggiunto un tale prestigio culturale e una tale ricchezza da essere presa a modello. Sibarita cioè di Sibari, città della Magna Grecia in Calabria, era sinonimo di lussuoso e raffinato.
Il territorio prevalentemente montuoso e soggetto a frequenti frane, provocate dalla violenza dei torrenti in piena, limita al massimo l’area delle zone coltivabili. Se a questo si aggiunge il succedersi delle dominazioni straniere, che hanno sfruttato il lavoro dei contadini senza migliorarne le condizioni e hanno favorito il latifondo, cioè l’accumularsi della proprietà di grandi estensioni di terra nelle mani di poche famiglie, si capirà per quale motivo l’economia calabrese è tra le più deboli del nostro Paese.
L’attività economica più importante della regione rimane ancora l’agricoltura, in particolare gli uliveti e gli agrumeti. Produce un olio denso, verde scuro, molto saporito, una vera e propria spremuta di olive. Anche in questo settore, però, non tutto va bene come si vorrebbe. Infatti spesso vengono abbandonati gli uliveti situati nei luoghi più impervi e difficili da raggiungere. Si ha quindi una riduzione delle zone coltivate e una loro concentrazione nei luoghi dove la raccolta è più agevole. Ma, quando è il momento della raccolta delle olive, un lavoro faticoso e lungo, mancano le braccia.
Uno dei più gravi problemi sociali della Calabria, infatti, è l’emigrazione massiccia dei suoi abitanti all’estero e al Nord dell’Italia alla ricerca di un posto di lavoro sicuro. La regione si è quindi vista privata delle forze migliori e più giovani, il che spesso ha intralciato progetti di sviluppo. Insomma, un circolo vizioso: la gent se ne va perchè non c’è lavoro e le iniziative imprenditoriali non prendono corpo anche perchè manca la manodopera specializzata e qualificata.
Tornando alla raccolta delle olive, questa è spesso affidata alle donne che in percentuale sono emigrate in numero minore rispetto agli uomini. E’ un lavoro faticoso che le donne affrontano con impegno e curando anche la commercializzazione del prodotto la cui importanza nell’economia calabrese è testimoniata dai quintali di olive raccolte e dai litri e litri di olio prodotto all’anno.