LA RIVOLUZIONE RUSSA
La casa imperiale dei Romanov governò la Russia dal 1613 al 1917. L'ultimo suo esponente fu Nicola II che salì al trono nel 1894 e regnò ancora con sistemi autoritari, servendosi del terrorismo, della repressione violenta e della polizia politica (Ochrana) e dimostrando quindi poca sensibilità per il malcontento che da tempo serpeggiava e che già si concretizzava in manifestazioni popolari imponenti (marcia del 1905 sul Palazzo d'Inverno, residenza dello zar a Pietroburgo, l'attuale Leningrado). Nicola II fu fucilato nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg, una cittadina degli Urali, dove si trovava agli arresti. Per anni circolò la leggenda che si fosse salvata la figlia minore, Anastasia. Molte truffatrici cercarono di farsi passare per lei al fine di recuperare quella parte del tesoro imperiale che i nobili sfuggiti alla repressione erano riusciti a trasferire all'estero Oggi, dopo il fallimento del comunismo, Ekaterinburg è diventato luogo di pellegrinaggio di migliaia di nostalgici degli zar.
Un sistema feudale
La Russia degli zar era rimasta ancorata al sistema feudale. L'imperatore, padrone assoluto di tutto il territorio, dominava mediante l'esercito e i nobili, sull'enorme massa dei poveri contadini (allo stato di servi della gleba), che solo nel 1861 ottennero le prime riforme agrarie. Essi rappresentavano l'80% della popolazione, dieci, dodici milioni di famiglie che vivevano dividendosi circa 700 mila chilometri quadrati di terreno, mentre altri 700 mila chilometri quadrati appartenevano a sole trentamila famiglie. Nell'ultimo scorcio dell'Ottocento, era nata in questo immenso Paese, rigidamente diviso in caste, una nuova classe sociale, gli operai, che passarono in pochi anni da 700 mila su una popolazione di 150 milioni di abitanti a quasi 3 milioni nel 1900. Erano privi di abitazioni decorose, adeguata assistenza igienico-sanitaria, provvidenze sociali e avevano salari da fame. In questa situazione nel 1917 scoppiò la Rivoluzione d'Ottobre.
Le tappe della Rivoluzione
Febbraio 1917: a Pietrogrado le dimostrazioni popolari spontanee, dovute alla miseria e alla guerra, durarono alcuni giorni in un crescendo che provocò un inasprimento della repressione zarista.
Marzo: lo zar Nicola II, abbandonato dall'esercito, abdicò e fu eletto un governo provvisorio che concesse molte libertà.
Aprile: Lenin ritornò in patria e cercò di impossessarsi del governo, ma venne arrestato e fuggì poi in Finlandia, da dove ritornò alla vigilia della Rivoluzione d'Ottobre.
Ottobre: il Comitato militare rivoluzionario, formatosi dopo il ritorno clandestino di Lenin e diretto da Trotsky, diede l'avvio alla Rivoluzione bolscevica, che trionfò quasi senza vittime il 25 ottobre 1917 secondo il calendario russo (7 novembre secondo il nostro calendario). Conquistare il potere fu più facile che conservarlo. Infatti, ben presto il disastroso trattato di pace con la Germania, necessario ai comunisti per poter reprimere l'opposizione interna, creò malcontento. Fra le truppe "bianche" anticomuniste e i bolscevichi (Armata rossa) fu la guerra civile, che provocò milioni di morti. La resistenza dei "bianchi" crollò nel 1920.
Lenin, il vincitore
Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin (era lo pseudonimo che usava per firmare articoli di giornale), nacque nel 1870 in una piccola città di provincia sul Volga da una famiglia borghese. Era il terzo di 6 figli e a 17 anni restò fortemente colpito dalla morte del fratello maggiore, impiccato per aver partecipato a un complotto contro lo zar. Studiando, conobbe le teorie di Marx e le tristi condizioni dei contadini del suo Paese. Nel 1893 incominciò la sua attività rivoluzionaria tra gli operai di Pietroburgo. Fu imprigionato ed esiliato, girò l'Europa continuando a studiare, a scrivere e a progettare la rivoluzione. Tornò nel 1917, nascosto dentro un vagone blindato che l'esercito tedesco, ormai alla frontiera russa, lasciò passare, sperando che il ritorno di un gruppo di rivoluzionari esiliati facesse esplodere definitivamente la ribellione del popolo già in atto per la grave situazione bellica. Lenin fu l'anima dei bolscevichi, seguaci della corrente di sinistra e di maggioranza nel partito socialdemocratico russo, formatosi nel 1896 e divisosi in due grandi gruppi nel congresso di Londra del 1903. La fazione di minoranza, più moderata, era quella dei menscevichi. Lenin era convinto della necessità della rivoluzione armata di operai e contadini uniti. Intendeva realizzare una "democrazia dei Soviet" (soviet = consigli di operai e soldati) per l'edificazione del comunismo. Lenin morì a Mosca nel 1924 per una crisi cardiaca. Prima di morire mise in guardia il partito da Stalin (definito "pericoloso e brutale"), ma purtroppo non riuscì ad impedire che prendesse il potere e lo gestisse nel modo tragico che le recenti cronache ci hanno confermato.
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