L’ALLUVIONE DEL POLESINE
Dal 7 al 12 novembre 1951 piovve incessantemente su tutta l’Italia del nord. Allagamenti si verificarono in Piemonte e Liguria, 18 persone morirono nel Comasco per il crollo di case. Ma in Polesine l’alluvione del 14 novembre ebbe dimensioni ben più tragiche: si aprirono tre squarci negli argini del Po e vennero travolte le opere di rinforzo degli argini stessi.
Un’area di oltre 1000 km² di terreni coltivati fu sommersa dalle acque, 300 case vennero distrutte, 5000 lesionate. I danni complessivi ammontarono a 60 miliardi di lire. Nel Polesine inondato persero la vita un centinaio di persone, 180.000 furono evacuate; Rovigo, Cavarzere e Adria vennero sgomberate.
L’opera di prosciugamento dei terreni, che subirono forti modificazioni terminò solo nel maggio 1952. Nei mesi e negli anni successivi seguirono altre alluvioni e mareggiate. Migliaia di persone abbandonarono il Polesine e i contadini polesani dettero vita alla prima ondata di emigrazione del secondo dopoguerra, riversandosi nelle città industriali.