GIOACCHINO MURAT
Nato a Labastide-Fortunière nel 1767, Gioacchino Murat, giovane e coraggioso ufficiale dell’esercito francese, fu accanto a Napoleone Bonaparte in tutte le più importanti campagne militari, sapendosi conquistare la fiducia dell’imperatore e la mano della sorella, Carolina Bonaparte.
Generale, poi maresciallo dell’impero, principe imperiale, granduca di Clèves e di Berg, divenne nel 1808 prima luogotenente generale di Spagna, poi re di Napoli. In Italia proseguì la politica antifeudale iniziata dal suo predecessore, Giuseppe Bonaparte, promulgò il codice napoleonico ed estese al Napoletano le riforme giuridiche francesi. Entrato in conflitto con Napoleone, alla cui tutela cercò di sottrarsi in nome dell’autonomia del Regno di Napoli, dopo la sfortunata campagna di Russia avviò trattative separate con Austria e Inghilterra cercando di salvare il regno dalla catastrofe dell’impero. Riuscì nel suo intento fino al 1815, quando volle seguire il cognato nell’avventura dei cento giorni seguita alla fuga dall’Elba, ma il suo tentativo di sollevare le popolazioni italiane contro la dominazione austriaca, espresso nel Proclama di Rimini, fallì nell’indipendenza quasi generale.
Ripetutamente sconfitto dagli austriaci e indebolito dalla stessa ostilità di gran parte della classe dirigente napoletana, dovette lasciare il Regno di Napoli a Ferdinando IV di Borbone, fuggire in Francia e di lì, dopo la sconfitta di Waterloo, riparare in Corsica. Da Ajaccio coltivò ancora il sogno di riconquistare il regno perduto, contando sull’appoggio delle masse popolari, ma la sua spedizione in Calabria finì tragicamente, a pochi giorni dallo sbarco. Consegnato ai soldati borbonici dalla popolazione di Pizzo Calabro, Murat fu fucilato come nemico dell’ordine pubblico.