IL CONCILIATORE
Il progetto di un periodico contrapposto alla “Biblioteca italiana” nacque negli ambienti intellettuali milanesi che avvertivano l’esigenza di un giornale libero da legami con il governo austriaco e impegnato nella prospettiva politica di una nazione italiana indipendente.
Dopo una lunga fase di discussione, l’iniziativa si concretizzò nel settembre del 1818. Il Conciliatore uscì con cadenza bisettimanale, fino alla chiusura per ordine del governo austriaco nell’ottobre del 1819. Ne furono promotori Federico Confalonieri e Luigi Porro Lambertenghi, esponenti dell’aristocrazia milanese, liberali e convinti fautori delle riforme economiche e del progresso tecnologico.
Vi collaborarono soprattutto letterati che si autodefinivano romantici e si contrapponevano polemicamente ai classicisti della “Biblioteca italiana”: Ludovico di Breme, Silvio Pellico, Pietro Borsieri, Giovanni Berchet, Ermes Visconti. A loro si unirono Melchiorre Gioia, Giandomenico Romagnosi, Giuseppe Pecchio, Giovanni Rasori. Esplicito era il richiamo al precedente settecentesco del “Caffè”, il periodico degli illuministi lombardi, di cui Il Conciliatore riprendeva la tensione etico-politica, l’apertura alla cultura europea, l’intenzione di superare le sterili polemiche letterarie per rafforzare l’impegno civile nella società. Alle recensioni letterarie il giornale milanese affiancava la trattazione di questioni legate allo sviluppo della tecnica o di interesse sociale (come l’istruzione elementare, l’illuminazione a gas, l’organizzazione carceraria) e novelle finalizzate all’educazione popolare. La circolazione del “foglio azzurro”, come venne chiamato per il colore delle sue pagine, rimase comunque ristretta: 240 abbonati, quasi tutti concentrati a Milano. Cessate le pubblicazioni, gli esponenti più rappresentativi del gruppo passarono all’attività clandestina, finendo coinvolti nella repressione del 1821. Anche per queste successive vicende, Il Conciliatore divenne un simbolo e un mito del risorgimento italiano.