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1864: NASCITA DELLA CROCE ROSSA

Pochi lo sanno, ma c'è un influsso italiano nella nascita della Croce Rossa internazionale. E non solo per il fatto che il nostro Paese ne sia stato tra i fondatori. A creare il clima indispensabile per la grande impresa umanitaria furono due eccezionali personaggi, l'inglese Florence Nightingale e lo svizzero Jean-Henry Dunant. La prima, di famiglia ricchissima, era nata a Firenze: di qui il suo nome (il cognome poi significava usignolo). Il secondo, un letterato e filantropo che si meritò nel 1901 il premio Nobel per la pace, si sentì indotto ad agire dopo la tremenda battaglia di Solferino, combattuta nel 1859 da piemontesi e francesi contro gli austriaci. Fra morti e feriti gravi, erano rimasti sul suolo lombardo ben 40 mila soldati, senza che per i mutilati e i moribondi ci fosse la minima assistenza. Fu lo stesso Dunant a organizzare sul posto i primi soccorsi. L'impulso decisivo venne però da un suo libro, Ricordi di Soferino, stampato nel 1862. L'emozione nel mondo fu enorme e due anni dopo, a Ginevra, dodici nazioni decidevano di dar vita appunto alla Croce Rossa.
Certo, nella fantasia popolare, la figura della Nightingale conserva la maggiore suggestione. Ad appena 17 anni, nel 1837, aveva sentito nascere in sè una vocazione religiosa. Sette anni più tardi la decisione: sarebbe diventata una "nurse", un'infermiera. Lo scandalo in famiglia fu enorme. Erano tempi nei quali le infermiere stavano ai gradini più bassi della scala sociale. Respinta dai suoi, Florence visse anni di miseria e frustrazione. Sebbene si tenesse in contatto, per posta, con i responsabili sanitari di diversi Paesi, la sua crescente esperienza restava sprecata.
Come per Dunant, anche per la coraggiosa inglese l'occasione venne da una guerra: Crimea 1854. Le stampe dell'epoca mostravano Florence in giro fra le tende insaguinate, reggendo una candela: fioca luce nella notte, che divenne il suo simbolo. Ma non c'era solo da commuoversi. Grazie all'azione di Florence e delle sue compagne, la mortalità fra i combattenti scese dal 45 al 20 per cento. Un risultato che, al ritorno in patria, le valse l'omaggio dell'intera nazione.
Stranamente, invece di proseguire l'attività concreta, la Nightingale si ritirò a vita privata, limitandosi a consigli tecnici durante il conflitto indiano e la guerra di secessione in America. Quando morì, a novant'anni, tutti rimasero stupiti: erano convinti che fosse scomparsa già da molti decenni. Comunque Florence fu soltanto un'ispiratrice indiretta della Croce Rossa. Certo, diede vita al corpo delle infermiere volontarie: ma senza lo svizzero Dunant, il cammino umanitario si sarebbe fermato a metà.
Vista l'eco del suo libro sulla tragedia di Solferino, non fu difficile a Dunant formare nel 1863 un primo Comitato, che l'anno seguente si trasformò a Ginevra in una conferenza comprendente dodici Governi (fra i quali quello italiano). Venne adottata come emblema una croce rossa in un campo bianco, mentre il programma dell'organizzazione prevedeva essenzialmente l'indipendenza dei vari Stati, la neutralità in guerra, l'assistenza ai combattenti e alle popolazioni colpite. Azione poi estesa ai disastri naturali, come terremoti e alluvioni.
Ancor oggi, quando si parla della "Convenzione di Ginevra" che protegge gli sconfitti e i prigionieri, ci si deve ricordare di quella data: 8 agosto 1864, Dunant che apre la grande conferenza in riva al lago.