QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

LA STORIA PRIMA DI CRISTO – PARTE 1

539 – Con la conquista di Babilonia, Ciro II diventa il signore di un vasto impero (noto anche come impero Achemide, dal nome di Achemeres, un antico sovrano persiano) che comprende l’Asia Minore, la Mesopotamia, la Siria, la Palestina e gran parte dell’altopiano iranico.

536 – In Atene, con le prime rappresentazioni del carro di Tespi, si dà inizio alle prime gare teatrali.

534 – Il re di Roma, Tarquino il Superbo, sconfigge i Volsci e i Sabini.

532 – Il matematico e filosofo Pitagora giunge a Crotone dove si fa animatore di una comunità di uomini e donne (scuola pitagorica).

530 -  Muore in battaglia contro i Massageti (popolazione nomade di stirpe iranica) Ciro il Grande. Gli succede sul trono persiano il figlio Cambise II.

525 – Il re persiano Cambise II marcia dalla Palestina verso Sud con propositi di conquista. Ogni resistenza crolla. Cambise viene incoronato faraone e l’Egitto diventa una provincia dell’impero persiano.

524 – In Italia il tiranno Aristodemo di Cuma, detto Malakòs (l’effeminato), sconfigge gli Etruschi.

522 – Sale sul trono della Persia Dario che assume il titolo di “re dei re”; dopo aver domato una serie di rivolte divide l’impero in satrapie (province) rette da un governatore (satrapo).

520 – Dario fa incidere su una parete di roccia alta 90 metri, a Bisitun, un resoconto di come avesse consolidato il proprio impero. L’iscrizione, che si può leggere ancora oggi, inizia così: “Io sono Dario re, il re dei re, il re della Persia, il grande re delle province..”.

519 – In Grecia Atene e Platea alleate sconfiggono Tebe.

517 – Il re Dario inizia la costruzione della “strada regia” (2500 chilometri) che congiunge Susa, prossima al Golfo Persico, con Sardi, nella Lidia.

515 – In Palestina viene terminata la ricostruzione del tempio di Gerusalemme.

510 – In Sardegna, sotto la guida di Asdrubale, i Cartaginesi conquistano definitivamente l’isola ponendo la parola fine alla civiltà nuragica.

509 – Secondo la tradizione, a Roma, con la cacciata del re Tarquinio il Superbo, viene abbattuta la monarchia e si costituisce la repubblica, con a capo due magistrati, detti consoli, scelti annualmente tra i patrizi.

506 – Gli Etruschi del re Porsenna vengono sconfitti presso Ariccia dai Latini: la sconfitta segna il netto declino della supremazia etrusca nel Lazio.

500 – La potenza degli arabi Sabei si estende fino al litorale etiopico. L’architetto Eupalinos di Megara progetta e dirige la costruzione a Samo di una galleria sotto il monte Kastro, lunga 1240 metri, dove passa un acquedotto per il rifornimento dell’acqua. Vive in questo periodo il filosofo cinese Lao-tzu, al quale vengono attribuiti i fondamenti della religione taoista.

Le gesta “eroiche” dei Romani
Siamo nel 509 avanti Cristo. Le varie città latine e sabine massacrano le guarnigioni romane e uniscono le loro forze con quelle di Porsenna, re degli Etruschi, che a capo di un esercito confederato marcia verso Roma. Contro questa invasione, Roma, a sentire i suoi storici, fa miracoli. Muzio Scevola, penetrato nell’accampamento di Porsenna per ucciderlo, sbaglia bersaglio e castiga da solo la proprio fallace mano, stendendola su un braciere ardente. Orazio Coclite blocca da solo tutto l’esercito nemico all’ingresso del ponte sul Tevere mentre i suoi compagni lo distruggono alle spalle. Ma la guerra viene persa e queste stesse leggende lo provano. La loro esaltazione costituisce uno dei primi esempi di “propaganda di guerra”. Quando un Paese subisce una disfatta, inventa o esagera dei “gloriosi episodi” su cui richiamare l’attenzione dei contemporanei e dei posteri e distrarla dal risultato complessivo.

L’inventore dell’ostracismo
Clistène, nel 510, era al governo della città di Atene. Fu lui a inaugurare quel sistema di autodifesa delle istituzioni democratiche che si chiama ostracismo. Ogni membro dell’Assemblea popolare, di cui facevano parte 6000 persone, cioè tutti i capifamiglia della città, poteva iscrivere su un coccio (in greco òstrakon) il nome di un cittadino che, secondo lui, costituiva una minaccia per lo Stato. Se questa anonima denuncia veniva sottoscritta da 3000 colleghi, il denunziato veniva spedito al confino per 10 anni senza bisogno di un processo che accertasse le sue colpe.
Era un principio ingiusto e oltremodo pericoloso perchè si prestava a ogni sorta di abuso. Ma gli ateniesi lo praticarono con moderazione, anche se non sempre con pertinenza, perchè nei quasi 100 anni che fu in uso venne applicato soltanto in dieci casi. E il colmo della saggezza forse lo mostrarono facendone bersaglio proprio colui che l’aveva inventato. Quando uno scrisse sulla lavagna il nome di Clistène, la denuncia raccolse i 3000 suffragi richiesti dalla legge: così l’inventore dell’ostracismo fu ostracizzato.

La potenza dei Persiani
Nel sesto secolo prima di Cristo, i Persiani, come una potente marea, conquistarono l’Assiria, la Babilonia e l’Egitto, si sovrapposero a tutte le civiltà dell’Asia occidentale e crearono un unico impero.
La Persia, intorno all’anno Mille, era stata invasa da un gran numero di Ari che provenivano dalla regione montuosa del Caucaso. Iran, il nome che i Persiani diedero al loro Paese, significa “terra degli Ari”. Gli Ari avevano fondato due regni: quello dei Medi, a Sud del Mar Caspio e il regno del Parsa (Persia) a Est del Golfo Persico.

PERCHE’ L’ORO SI MISURA IN CARATI

Il carato è un’unità di misura usata per indicare il grado di purezza dell’oro espresso in ventiquattresimi. Perciò l’oro a 24 carati è l’oro puro; l’oro a 18 carati è invece una lega contenente 18 parti di oro fino a 6 parti di un altro metallo. Naturalmente più è basso il numero dei carati e meno vale l’oro. Ma attenzione: si chiama carato anche l’unità di peso usato per le perle e le pietre preziose. Poichè però il suo valore non era perfettamente uguale nei vari Paesi (per esempio in Francia equivaleva a 205,450 milligrammi, mentre in Olanda era pari a 205,700 milligrammi), da alcuni anni è stato adottato quasi ovunque il carato metrico, che corrisponde per tutti a 200 milligrammi.

 

LA GRANDE MURAGLIA CINESE

I cinesi sostengono che la Grande Muraglia aveva in origine una lunghezza complessiva di 9.980 km. Quanto sia lunga oggi non si sa con precisione. In questi ultimi venticinque anni ne è stata distrutta una parte per circa sessanta chilometri; un’altra parte è stata fatta saltare per la costruzione di una diga. Secondo alcuni la muraglia oggi si snoderebbe per circa 6.300 km.

Quest’opera ciclopica (le mura in certi punti sono alte 10 metri con uno spessore di 7 metri) non fu, come crede l’opinione comune, costruita in una sola volta, ma è il risultato del coordinamento di opere parziali preesistenti, costruite in epoche diverse, come difesa contro il feroce popolo degli Hsiung-nu.

Nel III secolo a.C. quando si realizzò l’unità dell’impero cinese sotto la dinastia Ch’in, furono completate le opere che unirono tutti i tronchi della Grande Muraglia.

LE CIVILTA’ BARBARE: I VANDALI

Sono due tribù – i Silingi e gli Asdingi – che abitano il corso superiore del Meno e la pianura della Pannonia. Germani che professano l’arianesimo (movimento religioso che nega la divinità nella persona di Gesù Cristo) e non hanno la forza di resistere agli Unni. Così attraversano il Reno e si stabiliscono in Spagna (Galizia e Andalusia). Siamo nei primi anni del Quattrocento e le due tribù si ricongiungono sotto la guida di re Gunderico. E’ lui a creare un embrione di Stato vandalo, fondato più sul sistematico saccheggio della regione che non su un’organizzazione politica e sociale.

Caso eccezionale fra le popolazioni barbariche, i Vandali si impadroniscono della tecnica delle costruzioni navali e della navigazione. Cominciano a compiere ardite azioni piratesche contro le isole Baleari e le coste africane.

Salito al trono Genserico (428-477), i Vandali si pongono l’ambizioso obiettivo di attaccare la più ricca provincia romana dell’Occidente, l’Africa. Sbarcano presso Tangeri nella primavera del 429 e occupano la Numidia e la Mauritania. Dopo la caduta di Cartagine, l’imperatore Valentiniano III firma con loro un trattato di pace. Ma i regolari scambi commerciali non pongono termine alle spedizioni piratesche. Vengono conquistate la Sardegna, la Corsica e le Baleari. Viene assalita dal mare e saccheggiata la stessa Roma (455) e occupata la Sicilia (dal 468 agli inizi del VI secolo).

Dopo le persecuzioni contro il culto cattolico, la solidarietà germanica comincia a incrinarsi. Nel 530, l’ultimo re vandalo, Ilderico, è deposto e sostituito da Gelimero. L’imperatore Giustiniano interviene in difesa del sovrano deposto. Nel giro di tre anni tutte le terre occupate dai Vandali vengono riconquistate.

Un politico astuto che odiava i Romani
Genserico è stato il più grande dei re vandali: stratega geniale in guerra, abile politico in pace, profondamente antiromano e persecutore dei cattolici. Ovviamente, anche crudele e spietato come tutti i barbari. E vendicativo. Proprio da una vendetta personale scaturisce il saccheggio di Roma nel 455. L’imperatore Valentiniano III aveva promesso sua figlia Eudocia in moglie al figlio di Genserico, Unerico. Era uno stratagemma per tenersi buono il barbaro che aveva già occupato mezza Africa. Ma dopo l’usurpazione imperiale di Petronio Massimo, per vendicarsi delle mancate nozze, Genserico attacca Roma e i Vandali fanno terra bruciata. Portano via anche molti prigionieri, comprese la stessa imperatrice Eudossia e le sue due figlie Placidia ed Eudocia (che poi sposerà davvero Unerico).

La potenza navale dei Vandali rappresenta un grave pericolo per l’Impero d’Occidente perchè i pirati di Genserico erano in grado di bloccare tutti i rifornimenti di grano che venivano dall’Africa. L’imperatore Maggioriano tenta di colpire i Vandali con uno sbarco in Africa (461) ma senza successo. Genserico, anzi, saccheggia di nuovo le coste italiane e greche e distrugge a Cartagine la flotta mandatagli contro dall’Imperatore d’Oriente.

Aspre persecuzioni contro i cattolici
Durissimo è l’atteggiamento dei Vandali verso i proprietari afro-romani sottoposti alla confisca dei beni, spesso esiliati quando non addirittura uccisi. E aspre le persecuzioni contro il clero cattolico la cui opera di proselitismo si temeva minasse la compattezza etnica e politica, oltre che religiosa, dei conquistatori.

Nonostante gli accordi stretti da Genserico con l’imperatore d’Oriente, accordi che portano a temporanee concessioni religiose alle popolazioni romanizzate, Unerico (477-484) riprende le persecuzioni anticattoliche. E ostile ai cattolici è anche il re Trasamondo (496-523) che accetta di entrare nella grande alleanza dei sovrani barbari promossa da Teodorico, re degli Ostrogoti, anche se poi, temendo per la propria autonomia, cerca di impedire che Teodorico eserciti la sua tutela sulla Spagna visigota. Ilderico (523-530) tenta un rovesciamento di politica, restaurando il culto cattolico e richiamando gli esiliati. Ma è troppo tardi perchè tra Vandali e cattolici si instaurino rapporti di reciproca fiducia. E poi il regno vandalo sta per finire.

PERCHE’ SI CHIAMA ENCICLICA

La parola enciclica deriva dal greco e significa semplicemente circolare. Un tempo si chiamavano lettere encicliche le circolari con cui i principi e i magistrati facevano conoscere leggi e disposizioni varie. Poi il termine è diventato di uso esclusivamente ecclesiastico ed è passato a indicare le dichiarazioni che il Papa rivolge ai vescovi di tutto il mondo su argomenti riguardanti la dottrina cattolica o particolari situazioni e questioni religiose e sociali. Le encicliche si distinguono dalle altre lettere pontificie in quanto sono indirizzate non a singole persone ma a tutta la Chiesa e contengono decisioni generali valide per tutti i fedeli.

Il Papa che per la prima volta usò ufficialmente questo nome fu Benedetto XIV, che il 3 dicembre 1740, poco dopo l’inizio del suo pontificato, scrisse una lettera ai vescovi intitolandola Epistola encyclica.

Il termine enciclica è usato anche al di fuori della Chiesa cattolica. Gli anglicani e gli ortodossi chiamano così le lettere circolari inviate rispettivamente dal loro primate o dal loro patriarca.

Le encicliche del Papa sono scritte generalmente in latino, lingua ufficiale della Chiesa cattolica, e vengono intitolate con le prime due o tre parole del testo. Tra le più famose si possono citare la Rerum novarum di Leone XIII, la Pacem in terris di Giovanni XXIII, la Populorum progressio di Paolo VI e la Redemptor hominis  di Giovanni Paolo II.

 

PERCHE’ AI POLI FA PIU’ FREDDO

I Polo terrestri, Artide e Antartide, sono caratterizzati da un clima freddissimo, perchè per alcuni mesi all’anno sono immersi in una notte continua e negli altri mesi sono raggiunti da raggi solari molto obliqui e quindi poco caldi.

Dalle rilevazioni fatte finora presso le stazioni scientifiche, risulta che fa più freddo al Polo Sud. Qui sono state infatti registrate le temperature atmosferiche più basse della Terra.

Il 9 agosto 1958, nella stazione Sovietskaya, in Antartide, il termometro scese a 86,7 gradi centigradi sotto zero. Due anni dopo, il 24 agosto 1960, in un’altra località dell’Antartide (la stazione russa Vostok) fu registrata la temperatura record di 88,3 gradi sotto zero.

 

LE GRANDI CIVILTA’: I CINESI

III millennio a.C.: primi insediamenti umani lungo le rive del Fiume Giallo.

II millennio a.C.: introduzione del bronzo.

1550 a.C.: la dinastia Shang unifica la popolazione in un regno ben organizzato. Nasce e si diffonde la scrittura ideografica.

1020 a.C.: i principi Chou rovesciano la dinastia Shang e regnano per circa otto secoli. E’ un periodo di disordini e repressioni sanguinose.

221 a.C.: la dinastia Chou viene deposta dal sovrano di Ch’in (una regione nord-occidentale), che prevale su tutti i rivali, riunisce sotto di sè l’intera Cina (che prende appunto il nome da Ch’in) e assume il titolo di Shi Huang-ti (primo imperatore), dando così inizio al Celeste Impero, che attraverso varie dinastie è durato fino al 1911. Per consolidare l’unificazione dello Stato l’imperatore stabilisce un solo codice di leggi, un solo esercito, un unico sistema di pesi e misure, un unico tipo di scrittura. La sua opera più imponente è la costruzione della Grande Muraglia.

206 a.C. – 220 d.C.:prima e seconda dinastia Han. Splendida fioritura delle arti, introduzione del Buddhismo, diffusione dell’agricoltura, produzione della seta e della porcellana.

265-420: dinastia Chin. L’Impero si divide in tre grandi Stati.

818-960: dinastia Tang. La Cina raggiunge il massimo della prosperità e della potenza.

960-1279: dinastia Song. La civiltà cinese è all’avanguardia nel mondo per potenza economica, organizzazione politica e sviluppo della tecnica e delle arti. Nel XIII secolo l’Impero si estende su una superficie di quasi due milioni di kmq, con una popolazione di circa 60 milioni di abitanti, cifra enorme per quei tempi.

1279: Gengis Khan, capo dei “cavalieri dall’arco e dalle frecce”, mongoli nomadi e guerrieri provenienti dalle regioni desertiche dell’Asia centrale, entra a Hangzhou, capitale dei Song, e si proclama imperatore della Cina, trasferendo successivamente la capitale a Pechino. Gli succede Tamerlano.

1368-1644: dinastia dei Ming. Cacciati i mongoli, viene consolidata la grande civiltà tradizionale cinese.

1644-1911: dinastia Ch’ing, proveniente dalla Manciuria. Viene incrementata l’agricoltura, ma l’aumento sproporzionato della popolazione impedisce un progresso economico.

1911: rivoluzione e proclamazione della Repubblica.

1949: avvento al potere del regime comunista.

Un esercito di terracotta
L’imperatore Shi Huang-ti si fece costruire un mausoleo gigantesco, al quale lavorarono 700 mila persone per 36 anni. E’ stato scoperto recentemente dagli archeologi e riveste un’eccezionale importanza: infatti gli scavi hanno permesso di ritrovare un vero e proprio esercito di terracotta costituito da migliaia di statue che raffigurano a grandezza naturale, ciascuna con diversi tratti fisionomici, i soldati e gli ufficiali dell’imperatore, con i loro cavalli e i carri schierati in perfetto ordine di battaglia. Secondo lo storico Sima Qian (136-85 a.C.) sotto il mausoleo c’era, ma non è ancora stato trovato, uno splendido palazzo che conservava un’enorme carta geografica in bronzo della Cina, dove i mari erano rappresentati da una massa mobile di mercurio che fluttuava, controllata da speciali meccanismi.

Un primato culturale
”Non c’è al mondo una città pari a Quinsay (Hangzhou, la capitale), nè capace di offrire allo stesso grado delizie che ci si crederebbe in Paradiso”. Così scrive Marco Polo, che soggiornò in Cina tra il 1271 e il 1291. Per secoli, fino a tutto il nostro Medioevo, la Cina fu il Paese che diede al mondo il maggior contributo tecnico-scientifico. Sono nate in Cina: la carta, la stampa, la bussola magnetica, la polvere da sparo, il timone centrale e i compartimenti stagni delle navi, la carta-moneta.

Gli esami di concorso
Sotto la dinastia Han lo Stato era una monarchia assoluta e burocratica. Assoluta perchè il potere era esclusivamente nelle mani dell’imperatore; burocratica perchè funzionari e impiegati, che dipendevano dallo Stato ed erano stipendiati, esercitavano tutte le funzioni di governo (ministri, governatori, giudici, capi militari, esattori delle tasse). I burocrati, detti mandarini, erano più di 2 milioni e costituivano un ceto privilegiato, reclutato secondo rigidi criteri, con esami di Stato, banditi per ordine dell’imperatore. Si trattava di una prova di cultura: gli aspiranti all’impiego dovevano dimostrare di avere buone conoscenze letterarie e storiche e di conoscere a fondo le regole della convivenza morale e civile. Buona educazione e cortesia erano infatti alla base della vita sociale. La carriera di funzionario civile era la più ambita e onorata. Chiunque poteva partecipare ai concorsi, anche se, in realtà, l’istruzione richiesta era quasi sempre appannaggio esclusivo dei nobili.

LE DIVINITA’ DEL MARE E DELLE ACQUE

Oceano. E’ il più antico dio delle acque ed era considerato il padre di tutti i fiumi. Le Oceanine, figlie di Oceano e Teti, erano ninfe che abitavano nei fiumi e nei ruscelli. Esiodo ne enumerava tremila.

Ponto. E’ un dio del mare, figlio di Gea, la terra.

Nereo. Rappresenta il lato bello, piacevole e benefico del mare: aveva il dono di predire l’avvenire. Era il padre delle Nereidi, cento ninfe, amiche dei naviganti.

Posidone. Fratello di Zeus, divenne a un certo momento il re indiscusso del mare.

Anfitrite. E’ una delle Nereidi, sposa di Posidone.

Tritone. Figlio di Posidone e di Anfitrite: l’immaginazione popolare se lo figurava in forma di uomo nella parte superiore e in forma di pesce dalla coda biforcuta nella parte inferiore. Quando soffiava dentro una conchiglia marina, si agitavano i flutti e sorgeva la tempesta.

Proteo. Custodiva per conto di Posidone il gregge delle foche e degli altri animali marini. Anche lui aveva il dono di predire il futuro.

Glauco. Era considerato il protettore dei marinai e dei naufraghi.

Posidone, il re del mare.
Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus, Posidone regnava sul mare. Molte sono le leggende intorno a questa divinità. Si raccontava che abitava in un favoloso palazzo in fondo al mare e che faceva le sue passeggiate, impugnando un tridente, su un cocchio tirato da quattro tempestosi cavalli dalle unghie d’oro. Gli si attribuivano diverse mogli: la ninfa Anfitrite, che era quella ufficiale; Teofante, una fanciulla rapita in Macedonia; Alia, un’altra ninfa dalla quale ebbe sette figli. Si diceva anche che dalla Medusa aveva avuto come figlio Pegaso, un cavallo alato. Era padre anche di parecchi giganti e mostri, come Polifemo e Anteo. Polifemo è il ciclope che fu accecato da Ulisse. Per questo episodio l’eroe di Itaca si attirò l’odio e la maledizione di Posidone, che lo fece girare per i mari per 10 anni prima di permettergli di rientrare in patria. Anche il gigante Anteo non ebbe miglior fortuna. Re della Libia, obbligava i passanti a lottare con lui. Era invincibile se toccava con i piedi la terra. Anteo si imbattè in Ercole, il quale per sopraffarlo lo tenne sollevato da terra e lo soffocò con una stretta delle sue braccia poderose.

Scilla e Cariddi, nemiche dei marinai
Scilla era una bellissima ninfa che si innamorò di Glauco, una divinità del mare. Per conquistare il suo amore ebbe l’infelice idea di chiedere un filtro alla maga Circe, la quale era anch’essa innamorata di Glauco. Per liberarsi dalla concorrente, la maga avvelenò la fonte nella quale era solita bagnarsi Scilla. Accadde che la ninfa, entrata nella fonte, da bellissima che era diventò un orribile mostro latrante, con sei teste dalle bocche irte di denti. Disperata, Scilla si gettò in mare e gli dèi la trasformarono in uno scoglioformato da caverne mugghianti, divoratrici di marinai. Lo scoglio si trovava proprio di fronte a una rupe altrettanto pericolosa, Cariddi.

Cariddi, figlia di Posidone e di Gea, in origine era un mostro femmina dedito alla rapina. Per avere rubato a Ercole alcuni buoi, Zeus la fulminò, facendola cadere in mare dove era diventata quella rupe che tre volte al giorno inghiottiva e rivomitava le acque dello stretto fra la Sicilia e la Calabria.

Polifemo, un mostro alto cinque metri
Polifemo era un mostro alto cinque o sei metri che viveva selvaggiamente in un’isola: passava la sue giornate a pascolare le sue pecore e quando capitava qualche marinaio nell’isola se lo mangiava. Era infatti un cannibale, come UIisse, finito nella sua grotta, dovette constatare quando alcuni suoi marinai finirono in bocca del gigante. Aveva origini divine: il padre era Posidone, il dio del mare, e la madre si chiamava Toosa, una ninfa marina, abbastanza triste e nervosa, che diventava allegra solo quando vedeva il mare in tumulto. Nella terra di Polifemo vivevano altri ciclopi tutti di dimensioni gigantesche. Erano chiamati ciclopi perchè, come i più famosi figli di Gea e Urano, avevano un occhio solo in mezzo alla fronte.

PERCHE’ SI CHIAMA ANNO BISESTILE

L’origine dell’anno bisestile risale all’antica Roma. Fu Giulio Cesare che decise di operare una radicale riforma del calendario e che istituì il ciclo quadriennale, composto da tre anni di 365 giorni e da uno di 366. Quest’ultimo fu chiamato bisestile perchè il giorno in più veniva intercalato tra il 23 e il 24 febbraio, cioè si contava due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo (in latino questo giorno in più si chiamava infatti bix sexto kalendas Martias. Le calende erano nel calendario romano i primi giorni di ogni mese).

Perchè cade ogni 4 anni? Perchè la Terra compie il giro completo intorno al Sole nel tempo di 365 giorni e un quarto, perciò ogni 4 anni si ha un giorno in più.

Ma nel 1582 vi fu un’altra riforma del calendario, attuata da papa Gregorio XIII. Da calcoli più accurati ci si era accorti che l’anno solare non era esattamente di 365 giorni e un quarto (365,25), ma variava, secondo Copernico, da un massimo di 365,2472 a un minimo di 365,2381. Questa piccola differenza aveva fatto sì che il calendario giuliano si trovasse in ritardo di 10 giorni. Gregorio XIII ordinò quindi che si passasse dalla data di giovedì 4 ottobre 1582 a quella di venerdi 15 ottobre e, per evitare che si accumulassero in futuro altri ritardi, si stabilì che di tutti gli anni centenari venissero considerati bisestili soltanto quelli multipli di 400. Perciò l’anno Duemila è stato regolarmente bisestile, mentre il 1700, il 1800 e il 1900 hanno avuto soltanto 365 giorni.

 

LE DIVINITA’ DELL’INFERNO

Ades. Fratello di Zeus, re dell’Olimpo, e di Posidone, re delle acque.

Ecate. E’ la dea delle apparizioni notturne.

Erinni. Sono le dee della vendetta: punivano soprattutto i crimini compiuti a danno di parenti. Furono designate con i nomi di Aletto (la inquieta), Tersifore (la punitrice dell’omicidio) e Megera (la odiosa). Secondo Esiodo, le Erinni erano nate dal sangue che cadde sulla terra dalla ferite di Urano quando questi ingaggiò una furiosa lotta con il figlio Crono.

Chere. Divinità terribili che si aggiravano nei campi di battaglia, avvolte in un mantello insanguinato.

Tanato. Figlio della Notte, abitava nell’inferno e veniva sulla terra a sorprendere i mortali.

Sonno. Fratello gemello di Tanato, era un dio buono.

Ades, il più odiato
Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus, Ades era il custode e sovrano del regno dei morti. Quando diventò capo incontrastato dell’Olimpo, Zeus divise con i fratelli il dominio dell’universo: ad Ades fu assegnato il mondo sotterraneo e a Posidone toccò il regno delle acque. Pur essendo il più odiato degli dèi, essendo il suo nome legato alla morte, Ades è il protagonista della più bella leggenda che la mitologia greca ci ha tramandato: quella di Persefone, la dea giovinetta, figlia di Demetra, patrona delle campagne. Un giorno mentre coglieva i fiori in un prato Persefone fu rapita da Ades, che la portò con sè nel suo mondo sotto terra, dove fu proclamata regina dei morti. Frattanto la madre, disperata, errava per le campagne alla ricerca della ragazza scomparsa. Anche di notte la si vedeva camminare, agitando una fiaccola. Zeus, impietosito, le concesse di scendere nel regno dei morti e di riprendersi la figlia, se questa avesse acconsentito a seguirla. Ma Persefone si era ormai affezionata al suo sposo e al suo ruolo di regina. Si arrivò a un compromesso: per sei mesi l’anno la giovane dea averebbe vissuto sulla terra accanto alla madre; per gli altri sei mesi sarebbe ridiscesa nel regno sotterraneo.

I SEGNI DELLO ZODIACO: I PESCI

Chi nasce col Sole nei Pesci, dal 19 febbraio al 20 marzo, è, secondo gli astrologi, un tipo dolce e disponibile. Di fatto, in questo periodo, si verifica l’allineamento Terra-Sole-Costellazione dell’Acquario. Quindi tutti i “Pesci” dovrebbero essere eccentrici e contestatori, come sarebbero quelli che nascono col Sole nell’Acquario.

Cupido o Amore, come veniva chiamato dai Romani, o Eros, come veniva chiamato dai Greci, era un monellaccio terribile che scoccava le sue frecce contro dèi e mortali. Alla sua nascita Giove tentò addirittura di eliminarlo prevedendo i danni che avrebbe combinato.
Per questo motivo, sua madre Venere (così chiamata dai Romani, mentre dai Greci era detta Afrodite) dovette nasconderlo in un bosco e farlo allevare dalle bestie feroci.
Appena grandicello, Cupido si costruì un arco di frassino e iniziò a scagliare le sue frecce provocando molte volte la reazione della mamma, che spesso doveva punirlo.
Ma, per sottrarlo a una terribile vendetta contro di lui, fu costretta a tramutarlo e tramutarsi in pesce.
Da questo episodio mitologico nasce la Costellazione dei Pesci, composta in prevalenza da stelle poco luminose.
Le più importanti sono comunque tutte doppie e facilmente separabili con un semplice binocolo.
”Alfa Piscium” o Alrescha (dall’arabo el-Rischia, “la corda”), è una stella doppia distante da noi 120 anni luce.
”Zeta Piscium” è composta da una stella dieci volte più luminosa del Sole e da una compagna distante dalla Terra circa 160 anni luce.
”55 Piscium” è composta da una coppia di stelle colorate; arancio-rossa l’una e azzurra l’altra.
Nei Pesci troviamo anche M74, una nebulosa a spirale di tipo Sc (Spirale con spire molto lunghe), visibile con un buon cannocchiale.
Le stelle della Costellazione dei Pesci non sono molto luminose. Per localizzarle conviene partire da riferimenti stellari più facilmente riconoscibili.
Osservando attentamente la nostra carta del cielo possiamo individuare la Stella polare. Da questa ci spostiamo verso il nostro zenit passando sulla “W” di Cassiopea, poi, proseguendo verso sud, attraversiamo il grande quadrato di Pegaso.
Subito sotto possiamo osservare le numerose stelline dei Pesci. Queste formano una fila verso est fin quasi a toccare la stella Mira della Costellazione della Balena.
In questo punto la fila forma un angolo acuto e prosegue in direzione dello zenit per tornare nei paraggi di Pegaso.
La luminosità di una stella, così come noi la percepiamo, dipende dalla sua reale luminosità, nei confronti del Sole, e dalla sua distanza.
Deneb, per esempio, è quasi 60.000 volte più luminosa del Sole ma, nella graduatoria generale delle luminosità stellari, è solo diciannovesima perchè lontanissima.
Sirio, che è la stella più brillante del cielo, è “soltanto” 23 volte più luminosa del Sole.

LE REPUBBLICHE MARINARE – AMALFI

Mille anni fa Amalfi aveva più oro, argento, stoffe preziose di qualunque altra città. Contava più di Napoli: nelle sue strade principi arabi si incrociavano con mercanti africani e capi di spedizioni che arrivavano persino dall’India. Uomini d’affari amalfitani avevano preceduto Venezia nel crearsi un loro quartiere a Costantinopoli, che era allora il centro della terra: colonie di Amalfi, banche, case di commercio prosperavano lungo tutta la costa mediterranea e nell’interno: a Tunisi e Tripoli, Alessandria e Antiochia, la Puglia e la Campania.

Sorgevano in città chiese e palazzi destinati a sfidare i secoli: gli architetti amalfitani sapevano scegliere il meglio fra l’arte araba e quella siciliana. Stretta fra il mare e un gruppo di montagne alle spalle, Amalfi era molto più estesa del paese di 5000 abitanti che ancor oggi continua ad attrarre folle di turisti. Nel 1010 una tremenda mareggiata spazzò via il porto, tragedia che si ripetè nel 1343 e, quasi ai nostri giorni, nel 1924; ma periodicamente grosse frane rovinavano a terra, fino a riempire le acque del porto. Anche nell’antichità gli amalfitani non avevano troppo spazio per vivere e cercarono potenza e ricchezza nell’unico modo possibile, lanciandosi per le vie del mare. Impegnata in un primo tempo nella difesa dalle scorrerie saracene. Amalfi si scontrò intorno al 900 con l’Impero bizantino. Erano in pericolo i suoi traffici nel Mediterraneo; così cambiò alleanza unendosi ai musulmani e arrivando a permettere che le loro bande saccheggiassero le terre dei longobardi e persino del Papa. Nuova svolta pochi anni più tardi, ancora in lotta contro i saraceni: che non era però un disinvolto sfruttamento di beghe altrui ma piuttosto un modo per non venire schiacciati da avversari troppo forti. In primo luogo i normanni, verso i quali Amalfi un pò si ribellava, un pò era costretta a trattare.

L’invenzione della bussola
In quell’epoca, e anche in seguito, chi si avventurava per mare seguiva le regole dettate dalle Tavole amalfitane, un codice di diritto commerciale marittimo fatto proprio da quasi tutte le potenze mediterranee. Ad Amalfi fu perfezionata la bussola, strumento indispensabile per i marinai, già noto a cinesi e arabi che non avevano saputo però collegare l’ago calamitato alla Rosa dei venti. C’è la leggenda di Melchiorre Gioia, o Flavio Gioia secondo altri, personaggio che ad Amalfi si considera come l’inventore della bussola, ma nella realtà non sembra sia mai esistito: mentre vissero e si arricchirono quei navigatori di cui non ci è stato tramandato il nome, espertissimi nell’affrontare le onde così come nel trovare la rotta attraverso quella lancetta imperniata in una scatola di legno.

La decadenza
Per cinquant’anni e più, durante l’undicesimo secolo, gli amalfitani tentarono di contrastare l’invadenza normanna: ma troppo forte era lo squilibrio. Qualche rivolta, molte concessioni al nemico finchè, dopo il 1100, si affacciano al Sud le navi di un’altra città in fortissima espansione, Pisa. I pisani fanno concorrenza ad Amalfi nei ricchi mercati d’Oriente; qualche volta la rivalità commerciale provoca scontri armati. Nel 1135 i pisani vengono chiamati dal principe di Capua che cerca anch’egli di opporsi ai normanni. Quando la flotta pisana, 46 navi, compare all’orizzonte, gli amalfitani non si aspettano un attacco. Subiscono una strage, seguita da un tremendo saccheggio. Amalfi, già in decadenza, è praticamente messa in ginocchio. Non si risolleverà più. La stessa sorte che subirà Pisa, nei secoli successivi, ad opera di Genova.