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LA TRIPLICE ALLEANZA

Nel maggio 1882, stipulando il trattato della Triplice alleanza con la Prussia e l’Austria, l’Italia si inseriva nelle scacchiere politico internazionale. Il trattato, di carattere puramente difensivo, rimase ufficialmente segreto fino alla prima guerra mondiale, ma la notizia della sua esistenza si era diffusa già nel 1883.
Esso contribuì a orientare in senso conservatore e militarista gli indirizzi della politica interna italiana. Lo stesso preambolo indicava infatti come obiettivo comune dei tre sovrani il rafforzamento del principio monarchico e dell’ordine sociale. Veniva così sanzionato il definitivo distacco della politica governativa italiana dal movimento irredentista e dalle istanze patriottiche di compimento dell’unità nazionale, legate ai valori risorgimentali.
Per l’Italia l’adesione alla Triplice alleanza aveva inoltre una chiara connotazione anti-francese, da porre in relazione con l’atteggiamento della Francia in difesa delle rivendicazioni pontificie e con la sua recente occupazione di Tunisi, verso cui anche l’Italia aveva mostrato delle ambizioni. Il trattato consolidava il sistema di sicurezza di Austria e Germania, che si assicuravano la neutralità e l’appoggio italiano nel caso di conflitti con la Russia e la Francia, mentre per il nostro paese il più immediato vantaggio riguardò la questione romana, in quanto l’integrità territoriale raggiunta dopo il 1871 veniva riconosciuta implicitamente anche dall’Austria, la massima potenza cattolica.