ROMOLO E REMO
Ascanio o Julio, figlio del troiano Enea, fondò la città di Albalonga, sulla quale avrebbero regnato i suoi discendenti. Si narra che l’ultimo di questi re, Numitore, fu spogliato del regno da suo fratello Amulio, che ne uccise il figlio e costrinse la figlia di lui, Rea Silvia, a farsi sacerdotessa di Vesta, perchè non si sposasse. Ma Rea Silvia era segretamente sposa del dio Marte ed ebbe due gemelli. Amulio ordinò che fossero affogati nel Tevere in piena. Ma il servo, incaricato del delitto, non ebbe il coraggio: depose i bambini in una cesta e l’abbandonò nel fiume.
La cesta, spinta dalla corrente nell’entroterra, si incastrò nelle radici di un fico selvatico. D’un tratto risuonò un ululato: una lupa dagli occhi ardenti correva verso il fico. Da poco le erano morti i cuccioli, aveva le mammelle gonfie di latte e aveva fame. Balzò sulla cesta, annusò i piccoli. Nel suo essere ferino prevalse l’istinto materno: si accucciò ad allattare i neonati. E li sfamò fino a quando non vide avvicinarsi un uomo e una donna, il pastore Faustolo e sua moglie Acca Larenzia: allora scappò. I due pastori allevarono i gemelli chiamandoli Romolo e Remo. I gemelli crebbero tra i pastori, sul monte Palatino. Quando, divenuti adulti, conobbero la propria origine, assalirono l’usurpatore e rimisero sul trono Numitore, il loro nonno. Romolo avrebbe poi fondato Roma, il 21 aprile del 753 prima di Cristo.