ODINO
Capo supremo del Walhalla è un dio generoso e forte, ma terribile nelle sue ire e temuto e rispettato dall’intera corte celeste. Si chiama Odino: è un vecchio dalla gran barba, senza un occhio. Lo ha donato alla guardiana della fontana di Mimir in cambio di un sorso dell’acqua miracolosa che concede la sapienza assoluta. Veste con un vecchio mantello azzurro e ha il capo coperto da un cappello a larghe falde. Gira armato di una lancia e porta nella mano destra un anello d’oro dal quale ogni nove notti se ne genera un altro di eguale bellezza. Sua moglie si chiama Frigg ed è il simbolo della fecondità e della fedeltà coniugale. Per i popoli del Nord è, a un tempo, il dio dei poeti, dei saggi, dei contemplativi, ma anche dei guerrieri. In battaglia è spietato, scaltro e cinico, sa rendere cieco l’avversario e lo paralizza di paura. Ama i guerrieri intrepidi, disprezza la sofferenza, adora il potere. Pretende sacrifici umani, meglio se sono re. Odino ha ai suoi ordini degli “agenti speciali”, che gli riferiscono tutto ciò che accade nel mondo. Sono due corvi che sono sempre in volo alla ricerca di notizie e per osservare e ascoltare cosa fanno e dicono gli uomini. Poi ogni tanto ritornano alla reggia e fanno un dettagliato rapporto a Odino. Nella corte ci sono anche le Valchirie. Sono gli angeli dei combattimenti, messaggere di Odino, con il quale scelgono sui campi di battaglia i guerrieri più eroici, destinati a una morte onorevole. Sono una quarantina e alcune di loro sono anche dee del destino. Hanno una corazza e sono armate con una lunga lancia e portano in testa un elmo d’oro.
Odino non è però immortale, come non sono immortali gli altri dèi della mitologia nordica. E in questo è la vera e unica differenza sostanziale di questi miti in confronto a quelli greco-romani: là gli dèi sono immortali e il loro regno e il loro potere sugli uomini è eterno.
Il Walhalla, il paradiso degli eroi
I Vichinghi e gli altri popoli nordici dividono i morti in due categorie: quelli che muoiono di morte naturale e finiscono agli inferi, oscuro dominio della dea Hel; i guerrieri valorosi che cadono in combattimento e che, scelti dalle Valchirie, hanno invece diritto ad entrare nel Walhalla, una specie di paradiso, dimora di Odino, un palazzo con 640 porte con lance al posto delle travi e scudi al posto delle tegole. Qui vivranno in continua allegria, in attesa di partecipare, a fianco degli dèi, alla grande battaglia della fine del mondo.
Il martello di Thor
Thor, figlio di Odino, è un dio di età matura, con la barba, spalle molto larghe e muscoli vigorosi. E’ amico degli uomini, che difende dalle angherie dei Giganti anche grazie ad un prodigioso martello, mjollnir, che una volta lanciato e colpito l’obiettivo torna nelle mani del padrone. Ai fianchi porta una cintura magica che raddoppia la forza di chi la veste. E’ il grande difensore della sovranità degli dèi. E’ il preferito tra i Vichinghi che gli attribuiscono tutte le loro doti e i loro difetti: generoso, coraggioso, allegro, ma anche volgare e avido di bottini.
Thor è disordinato, e un giorno Thrym gli ruba il martello e lo nasconde “otto miglia sotto terra”. Per restituirlo vuole avere in moglie la dea Freyia, la più bella di tutte, che viaggia su un carro tirato da gatti. Freyia è sposata con il dio Odhr (il fuoco sacro), che ogni tanto sparisce per lunghi periodi, lasciando la moglie a piangere lacrime di oro rosso. Freyia non vuole tradire suo marito, allora Thor decide di travestirsi da donna e di andare da Thrym spacciandosi per la dea. Questi la accoglie con tutti gli onori, ma incomincia a insospettirsi quando la vede divorare un bue, otto salmoni e tre misure di idromele. Poi s’impaurisce per la fiamma che scorge nei suoi occhi. Interviene il dio Loki a calmarlo: “Non devi stupirti: da otto giorni non mangia e non dorme per l’emozione”. Thrym cade nel tranello e al momento dello scambio dei doni porge a quella che crede Freyia il martello rubato. Afferrata l’arma, Thor si rivela e uccide il ladro, la sua famiglia e tutto il seguito.
Loki il malvagio
Figlio di una coppia di Giganti, Loki è il dio del male e del disordine. Non ha morale, ama gli scherzi feroci e impedisce al mondo terreno di essere felice. Ha il potere di trasformarsi: diventa un falcone per rapire la dea Indunn, una mosca per rubare la collana di Freyia, una vecchia strega per impedire a Balder di uscire dagli inferi. Dopo molte cattiverie, Loki viene inseguito e catturato dagli altri dèi. Per nascondersi era diventato un gigantesco salmone. Lo legano e gli versano veleno sulla testa. Loki si dimena spaventosamente: tutte le volte che ha un guizzo furioso nel mondo esplode un terremoto.
Balder il più bello
Balder, al contrario di tutti gli altri dèi, è dolce e amabile. Egli, secondo il mito, “è così bello e così brillante che emana luce, è il più saggio e il più abile a parlare”. La madre Frigg, una delle mogli di Odino, lo ha reso invulnerabile facendo giurare tutte le piante della terra che mai un’arma fatta con il loro legno avrebbe potuto ucciderlo. Ma si è dimenticata del vischio. Il dio Loki, cattivo e geloso, durante un gioco riesce a far colpire Balder da un ramo di vischio. Questi, trafitto, finisce nell’orribile regno di Hel, la dea degli inferi, che per liberarlo pone una condizione: tutti gli uomini dovranno piangerlo. Il mondo intero accetta, ma proprio quando Balder sembra salvo, la vecchia e brutta Thokk, in realtà Loki travestito, si mette a ridere. Balder, costretto a restare negli Inferi, tornerà solo alla fine del mondo per la grande battaglia tra gli dèi e le forze del male.
L’idromele, una bevanda portentosa
Kvasir, essere di straordinaria sapienza, è nato dallo sputo degli dèi. Un giorno incontra i nani Fjalar e Galar che lo uccidono e fanno colare il suo sangue in un recipiente, dove lo mescolano con del miele. Nasce l’idromele, una bevanda magica che dà a chi la beve il talento del poeta e del sapiente. La bevanda finisce nelle mani del gigante Suttung e di sua figlia Gunnlod. Odino vuole impossessarsene. Uccide nove servi di Suttung, poi penetra nella sua reggia sotto le sembianze di un serpente, seduce Gunnlod e in tre sorsate finisce tutto l’idromele. Si trasforma in aquila e vola via per riportare tutta la saggezza e la sapienza agli dèi.