LEGGENDE DEGLI INDIANI D’AMERICA
I nativi dell’America settentrionale, chiamati genericamente Pellerossa, venerano numerosi spiriti in cui sono impersonati anche i principali fenomeni celesti (lampo, tuono, pioggia, grandine), gli astri, gli animali e le piante.
Uno dei miti più famosi è quello ricordato dalla tribù dei "Piedi Neri”, che ha come protagonisti il figlio del Sole, Apisirahts, e la bella Soatsaki. Apisirahts, chiamato anche “Stella del mattino”, rapì un giorno Soatsaki, o “Donna piuma”, e la condusse con sè in cielo dove le concesse di mangiare qualsiasi radice per nutrirsi, tranne quella di una pianta particolare. Ma, incuriosita, “Donna piuma” disobbedì al divieto e mangiò la radice proibita. Il dio allora la scacciò dal suo regno e la rimandò sulla terra. Qui morì di crepacuore, lasciando però un figlioletto, Poia. Questi sposò la figlia del capo tribù, e così potè ritornare con lei nel celeste mondo paterno, da dove protegge ancora oggi la tribù dei Piedi Neri.
Il calumet
Fumare il calumet, la “pipa sacra”, era un’usanza dei Pellerossa della prateria e del Mississippi. Il gesto aveva un profondo significato, o religioso o politico: si rendeva omaggio agli dèi, si stipulavano trattati di pace, si stringevano amicizie. In particolare, il calumet della pace era una pipa di grandi dimensioni, in origine di pietra, con un lungo bocchino decorato.
Il totem
Ogni tribù aveva il suo totem, una specie di statua, più o meno grande, spesso raffigurata in sembianza animali. Totem deriva dalla parola algonchina, ototeman, che significa “appartenente al mio clan”. Attorno al totem si svolgevano spesso cerimonie religiose e danze propiziatorie.
Il grande spirito Manitù
Le varie tribù di Pellerossa, gli abitanti dell’America del Nord prima dell’arrivo degli Europei, così chiamati perchè si tingevano il corpo con una pittura ramata, credevano soprattutto nel Grande Spirito, una sorta di potenza creatrice che indicavano con nomi diversi:
Manitù – Spirito – per gli Algonchini
Waconda – Forza vitale – per i Sioux
Oki – Forza vitale – per gli Huroni
Orenda – Forza vitale – per gli indiani Irochesi
Yastasinane – Capitano del Cielo – per gli Apaches
Yakista – Cielo, luce – per gli indiani Athapaski
Giselemukaong – Essere supremo – per i Delaware.
Manitù poteva essere o la divinità suprema, che riuniva in sè il bene e il male, o una forza che si manifestava sotto varie forme: un animale, una pianta, un oggetto, un fenomeno naturale. I giovani pellerossa si isolavano e si sottoponevano a sforzi e digiuni estenuanti per permettere al proprio manitù di manifestarsi. A chi appariva il lupo era riservato il destino di cacciatore; a chi il serpente quello di medico e stregone; a chi il fulmine d’invincibile guerriero. I Pellerossa portavano appeso al collo un sacchetto che conteneva una piccola parte del corpo del loro manitù o un oggetto che ricordava il fenomeno naturale di cui avevano avuto la visione, amuleti che dovevano garantire la protezione divina.
Il pozzo di Montezuma
Secondo una leggenda che ha molte versioni, la gente Apache ebbe inizio dal Pozzo di Montezuma, un lago “senza fondo, da cui l’acqua si diffonde dappertutto”. I bambini appena nati venivano bagnati con quest’acqua sacra. Molto tempo prima il lago era asciutto e la gente viveva sottoterra. Un giorno la figlia maltrattata di un capo malvagio maledisse tutta la sua gente. Il capo, sapendo che questo avrebbe comportato la sua morte e una terribile inondazione, ordinò che il suo cuore fosse seppellito sotto uno spesso strato di terra. Così fu fatto e in quel punto crebbe altissimo il grano, tanto che, quando venne l’inondazione, la gente potè salvarsi arrampicandosi sugli steli. Seguì una seconda inondazione, dalla quale si salvarono solo una bimba, che galleggiò per 40 giorni e 40 notti dentro una botte, e un picchio, che le permise di respirare bucando il legno con il becco. Quando l’acqua si ritirò, la bimba uscì portando con sè una pietra bianca sacra. Fu la prima donna della gente Apache.