QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

IL CLUB ALPINO ITALIANO

Verso la metà dell’Ottocento l’alpinismo divenne una passione sportiva diffusa negli ambienti cittadini. Sin dagli anni Quaranta intellettuali e aristocratici inglesi avevano avviato una sistematica esplorazione delle Alpi e avevano costituito a Londra, nel 1857, un Alpine Club, le cui regolari pubblicazioni intendevano promuovere e diffondere la conoscenza della montagna. L’iniziativa era stata emulata in Austria nel 1862 e in Svizzera nel 1863.

Il 12 agosto 1863 quattro appassionati di alpinismo, il ministro delle finanze Quintino Sella, i fratelli Paolo e Giacinto di Saint Robert e Giovanni Baracco, durante un’ascensione sul Monviso concepirono l’idea di fondare un Club alpino italiano, sul modello di quello londinese. L’iniziativa, che non nascondeva l’intenzione di contrastare il primato degli alpinisti anglosassoni in Italia, coinvolse alcuni esponenti di rilievo del mondo politico e culturale piemontese: l’ingegnere Felice Giordano, i geologi Bartolomeo Gastaldi, Lorenzo Pareto e Martino Baretti, l’avvocato Antonio Grober, lo storico Luigi Vaccarone. Costoro fondarono il 23 ottobre, nel Castello del Valentino a Torino, il Club alpino torinese, che diventò nel 1867 Club alpino italiano (CAI).

Composto in larga maggioranza da politici, scrittori e scienziati (fatto che contribuì a dare rispettabilità a una pratica sportiva che per la sua pericolosità aveva suscitato prevalentemente interventi ironici e denigratori), il club iniziò a pubblicare nel 1865 un “Bollettino trimestrale” (divenuto nel 1882 “Rivista mensile”) contenente relazioni scientifiche, resoconti di ascensioni, notizie su rifugi e sentieri, recensioni e notizie bibliografiche sulla letteratura di montagna. La rivista divenne in tal modo lo strumento del progetto allo stesso tempo associativo e culturale di unire l’organizzazione della pratica sportiva alla riflessione sulla storia dell’alpinismo e sulla cultura della montagna.

1955 - LA FIAT 600

Il 10 marzo la FIAT presentò al Salone dell’automobile di Ginevra una nuova utilitaria, la 600. Aveva quattro posti ed era stata lanciata attraverso un’imponente campagna pubblicitaria. Pur non essendo la prima utilitaria uscita dagli stabilimenti dell’industria torinese, la 600 fu immessa sul mercato a un prezzo contenuto, 590.000 lire, molto meno delle 17 mensilità di salario medio necessarie per acquistare una Topolino. Il prezzo di vendita, che lasciava alla FIAT un margine di utile assai ristretto, favoriva lo spostamento di risorse verso i consumi privati: si preparavano così le condizioni per indirizzare quote di reddito, che si sarebbero rese disponibili negli anni successivi, verso i consumi individuali. La rivoluzione dei consumi, agevolata peraltro dal diffondersi anche in Italia della vendita rateale, si realizzò in primo luogo come motorizzazione di massa. Non solo la FIAT avviò negli anni immediatamente seguenti la produzione della 500, una vettura destinata a incontrare uno straordinario favore tra i consumatori, ma si registrò nel contempo una forte espansione della produzione e della vendita degli scooter: nel 1956 la Piaggio produsse il milionesimo esemplare della Vespa. La decisione di Vittorio Valletta, presidente e amministratore delegato della FIAT, di investire 300 miliardi nella catena di produzione della 600, consentì il passaggio della produzione giornaliera da 624 a 839 vetture.

Ebbe un riflesso anche più ampio nell’economia italiana, dato che favorì il suo orientamento in favore dell’espansione dei beni di consumo durevoli: alla fine del decennio fu il settore degli elettrodomestici a conoscere un vero boom. Insieme con la 600, il 1955 portò la legge del 21 maggio, il piano decennale di costruzioni autostradali, che mutò radicalmente il volto del paesaggio e lo stile di vita degli italiani.

GUGLIELMO MARCONI

Guglielmo Marconi raccolse in sé una serie di caratteristiche eterogenee che fecero di lui via via un inventore e scienziato, un uomo d’affari, un diplomatico e uomo politico influente, un esperto militare, una figura di spicco degli ambienti mondani internazionali d’inizio Novecento. Nato a Bologna il 25 aprile 1874, da una famiglia benestante, fu attratto fin da giovanissimo dagli esperimenti sulle possibili applicazioni dell’elettricità e in particolare sulla possibilità di sfruttare per la telegrafia senza fili le onde elettromagnetiche, studiate dal fisico tedesco Heinrich Hertz. I primi risultati di queste sperimentazioni li ottenne nel 1894, in un laboratorio improvvisato nell’abitazione della famiglia. Non trovando il governo italiano disponibile a sostenere la prosecuzione in grande delle ricerche, si trasferì a Londra e da qui iniziò una serie di peregrinazioni tra Europa e America. Nel 1897 fondò il primo nucleo della società per lo sfruttamento commerciale della telegrafia senza fili che divenne poi la Marconi Company. Nel 1901 realizzò il primo collegamento intercontinentale tra Poldhu, in Cornovaglia, e San Giovanni di Terranova, sulla sponda americana dell’Atlantico. Nel 1909 gli fu assegnato il premio Nobel per la fisica. Il determinante impulso dato dalle sue ricerche allo sviluppo delle comunicazioni, in tutti i loro possibili ambiti di impiego civile e militare, mise in contatto Marconi con le più importanti autorità internazionali. Egli venne così a svolgere un ruolo determinante nella politica estera italiana. Nominato senatore nel 1912, fu un importante tramite nelle relazioni che intercorsero tra Italia e Gran Bretagna nel periodo compreso tra lo scoppio della prima guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nel conflitto al fianco dell’Intesa. Nel 1919 rappresentò l’Italia al tavolo della conferenza della pace. Nel 1923 si iscrisse al Partito fascista e negli anni del regime ricoprì varie cariche. Fu Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Accademia d’Italia, collaborò all’impianto delle reti radiofoniche nazionali e della rete della Radio vaticana (inaugurata nel febbraio 1931), seguì i primi passi della televisione e delle sperimentazioni sugli impianti radar.