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VITA PRIVATA DI AUGUSTO

Giulio Cesare non aveva figli maschi: perciò adottò il pronipote Ottaviano che, essendo nato a Roma nel 63 a.C., non aveva neppure vent’anni quando il padre adottivo fu assassinato. Da lui, Ottaviano ereditò un patrimonio enorme, di cui si servì anche per eliminare prima i nemici di Cesare, poi i propri, sino a rimanere, nel 31 a.C., padrone assoluto di Roma.

Il termine “Roma”, sinonimo di Impero romano, indicava allora un territorio estesissimo che comprendeva l’Europa occidentale e centrale, la penisola balcanica, il Vicino Oriente e l’Africa settentrionale. Il potere che a Ottaviano (ormai “Augusto”) derivava da questo dominio era praticamente illimitato: ma egli seppe esercitarlo con saggezza, senza opprimere le popolazioni sottomesse, anzi, valorizzandole per tutto ciò che costituiva l’identità di ciascuna.

La determinazione con cui Augusto liquidò i rivali era la medesima che applicò alla propria vita privata. Giovanissimo, aveva sposato Scribonia, da cui divorziò il giorno in cui nacque la sua unica figlia, Giulia; ma a 25 anni s’innamorò di Livia Drusilla, che apparteneva all’oligarchia senatoria sia per nascita sia per matrimonio, avendo sposato il senatore Claudio Nerone. Livia aveva già un figlio, Tiberio, e ne aspettava un altro, quando conobbe Augusto, il quale riuscì a farla divorziare e a ottenere uno speciale permesso per le nuove nozze.
Fu un matrimonio lungo (52 anni, sino alla morte di Augusto avvenuta nel 14 d.C.) e fortunato, ma senza figli, che Augusto avrebbe invece voluto anche per risolvere il problema della successione: infatti il comportamento scandaloso di Giulia costrinse il padre, che aveva fatto approvare leggi molto severe per quanto riguardava la morale pubblica e privata, a mandarla in esilio nell’isola di Ventotene, dove la donna morì ben presto.
All’allontanamento di Giulia non fu estranea l’ambiziosa Livia, che intendeva realizzare un piano preciso: poiché Roma in sostanza era divenuta una monarchia, dove il potere si trasmette per via dinastica, Augusto avrebbe potuto designare come successore uno dei suoi due figli. Ma Druso, che Augusto ammirava e apprezzava, morì molto giovane, e Tiberio non piaceva al patrigno per il carattere difficile e ombroso.
Tuttavia il rispetto e la considerazione che Augusto nutriva per la moglie erano tali che egli ne accettò il suggerimento, e dieci anni prima di morire adottò Tiberio, ormai quarantaseienne.
Durante il lungo regno, Augusto, benché abile stratega (come si era rivelato tra il 44 a.C. e il 31 a.C.), non partecipò quasi mai alle campagne di guerra, delegandole ai suoi generali come per sottolineare la sua estraneità ai conflitti e, al contrario, il suo impegno nell’edificare la pace.
Quando egli ancora era in vita, furono erette più di 80 statue per celebrare la sua gloria; quando morì, fu sepolto con grandissimi onori nella gigantesca tomba che lui stesso si era fatto costruire molti anni prima, il Mausoleo che ancora oggi si ammira non lontano dal Tevere.