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L’ALLUVIONE DI FIRENZE

Dopo 3 giorni consecutivi di pioggia intensa una terribile alluvione si abbatté sull’Italia il 4 novembre 1966.
Tra i centri più colpiti vi erano le principali città d’arte, Venezia, Firenze, Siena, intere regioni, come le Tre Venezie, nelle quali perì un centinaio di persone, l’Emilia Romagna e la Toscana. Danni ingenti si verificarono anche in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, in Lazio e in Sardegna.
Venezia fu coperta per ventitrè ore dalle acque, e il suo patrimonio artistico subì danni enormi. Firenze fu sommersa da tre metri d’acqua dell’Arno e rimase isolata dal resto del paese. Le acque avevano inondato negozi e magazzini, rendendo assai difficile la fornitura dei beni di prima necessità. Furono sfollate 12.000 persone, mentre una settantina persero la vita. Si temette per la sorte di Ponte Vecchio. Chiese, palazzi, musei, biblioteche erano gravemente danneggiati. Opere di straordinario valore rischiarono di andare perdute per sempre: il Crocifisso di Cimabue, la Maddalena di Donatello e molte altre. Il paese manifestò grande solidarietà: non solo furono raccolti da più parti fondi per gli aiuti immediati, ma centinaia di giovani si precipitarono a Firenze per cooperare alla salvezza dei beni conservati nei musei della città e delle migliaia di volumi della Biblioteca nazionale danneggiati dalle acque. Il governo assunse immediatamente misure di emergenza: la benzina fu aumentata di 10 lire e fu imposta un’addizionale del 10% sulle imposte dirette. Ma, come scriveva il “Corriere della sera”, sarebbero stati necessari interventi preventivi a difesa del territorio per poter evitare una situazione così drammatica: ancora una volta, l’Italia era stata colta “impreparata a difendersi dalle alluvioni”.