QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

JEAN-PAUL MARAT

Jean-Paul Marat, nato nel 1743, scienziato e medico, allo scoppio della Rivoluzione francese abbandona la professione per votarsi completamente alla politica. Nei suoi lunghi soggiorni in Inghilterra ha capito quale arma formidabile possa essere la stampa: perciò nel settembre del 1789 dà inizio alla pubblicazione di un quotidiano. Lo intitola L’Ami du peuple (L’amico del popolo): questo diventerà anche il suo soprannome, in quanto nessuno come lui incarnerà gli ideali rivoluzionari popolari. Denunciati i complotti aristocratici, egli assume posizioni sempre più radicali, sino a proporre una dittatura del popolo che porti all’eliminazione, anche fisica, di tutti i nemici della Rivoluzione.
Con uno stile appassionato e drammatico, dalle colonne del suo giornale Marat eccita le folle, che lo adorano. Eletto deputato alla Convenzione, attacca i Girondini e contribuisce, con la sua violenta polemica, alla loro caduta. Nel luglio del 1793 mentre, come ogni giorno, riceve i suoi concittadini nel bagno (una malattia della pelle lo costringe a vivere immerso in una vasca), viene assassinato da una Girondina, Charlotte Corday, che sarà arrestata e ghigliottinata.
Subito nasce il mito di Marat, martire e simbolo della Rivoluzione: il suo cuore viene sepolto tra le lacrime, mentre le Cittadine Repubblicane Rivoluzionarie ne espongono la camicia insanguinata.

GUERRA E PACE – LEONE TOLSTOJ

Leone Tolstoj, uno dei maggiori romanzieri russi dell’Ottocento, scrisse un libro bellissimo e molto famoso, Guerra e pace, ambientato nell’età napoleonica.

Il libro narra la storia di tre famiglie aristocratiche, i Rostov, i Bolkonskij, i Bezuchov, legate fra loro da parentele e amicizie, la cui storia si intreccia con quella di altri personaggi sullo sfondo della Russia di inizio secolo.
Nel 1805 il principe Andreij Bolkonskij, bello, intelligente, orgoglioso, viene ferito nella battaglia di Austerlitz: la sua avversione nei confronti di Napoleone è attenuata da una sorta di ammirazione per l’eroe vittorioso. Ritornato a Mosca, conosce a un ballo la giovanissima e affascinante Natascia Rostova, che si innamora perdutamente di lui. Attratto dalla freschezza e dall’ingenuità della ragazza, Andreij si fidanza con lei, poco prima di partire per la guerra: Napoleone sta per invadere la Russia e il generale Kutuzov chiama intorno a sé i migliori ufficiali.

Natascia, benché protetta dalla famiglia, si sente sperduta e accetta la corte di Anatol, un cinico dongiovanni che la convince a fuggire con lui. Il progetto non si realizza, ma la notizia si diffonde e Natascia, nella sua lealtà, rompe il fidanzamento con Andreij. Ha inizio la penetrazione in Russia delle truppe napoleoniche: la difesa del Paese richiede uno sforzo gigantesco cui concorre tutta la popolazione. I contadini abbandonano i villaggi dopo averli incendiati e si dirigono verso l’interno, ma i nemici incalzano e la fuga si trasforma in esodo. Anche Natascia e la sua famiglia lasciano Mosca con una folla di feriti: riconosciuto Andreij in uno di questi, ella si dedica in modo esclusivo a curare l’antico innamorato che però muore dopo una lunga agonia.

Napoleone arriva a Mosca: nella città che brucia, una amara riflessione lo persuade della necessità di ritirarsi. Spinto da un vago progetto di uccidere l’imperatore francese, Pierre Bezuchov, un amico di Andreij, da sempre segretamente innamorato di Natascia, mentre vaga nel caos della capitale in fiamme viene arrestato dai francesi e incolonnato con gli altri prigionieri russi sulla strada della ritirata. Qui Pierre viene in contatto con un’umanità prima sconosciuta: quella dei contadini poveri e rassegnati, le vere vittime della guerra.

Per una serie di casi imprevisti, Pierre riesce a far ritorno a Mosca. Ormai il pericolo è lontano, Napoleone sconfitto, la Russia salva. Con il matrimonio di Pierre e Natascia si conclude il romanzo (denso di personaggi e storie collaterali) in cui Tolstoj riesce stupendamente a esprimere e a comunicare tutta la pietà che la guerra gli ispira, tutta la speranza che la pace gli infonde.

ANTOINE-LAURENT LAVOISIER

Nato nel 1743 da una ricca famiglia francese, Antoine-Laurent Lavoisier seguì gli studi giuridici e si laureò in legge, pur essendo particolarmente interessato ai problemi scientifici.

Per liberarsi delle preoccupazioni economiche, decise di investire il patrimonio familiare in un consorzio per l’esazione dei dazi e dei tributi e il successo dell’operazione gli consentì di dedicarsi interamente alle sue ricerche.

Tali ricerche riguardavano la natura dei gas, con particolare attenzione per l’aria, di cui nel 1776 riuscì a riconoscere i due componenti essenziali: l’ossigeno (“aria respirabile”) e l’azoto.

L’uso di misurazioni accurate nella sperimentazione gli consentì di individuare le similitudini tra la combustione e la respirazione animale: entrambi questi fenomeni comportano un consumo di ossigeno. Realizzò un’apparecchiatura, per quei tempi molto complessa, per separare i componenti dell’acqua (idrogeno e ossigeno) e successivamente di ricombinarli per ottenere di nuovo acqua.

Nel 1787 pubblicò il Metodo di nomenclatura chimica, e nel 1780 il Trattato elementare di chimica, in cui si trova espressa la legge della conservazione della massa. Dopo la proclamazione della repubblica nel 1792, divenne tesoriere dell’Académie des Sciences. I suoi meriti scientifici non valsero a salvargli la vita quando nel 1794, in pieno periodo del Terrore, giudicato colpevole di essere un esponente del passato regime, fu arrestato e condannato a morte, mediante ghigliottina.

 

MATTEO MARIA BOIARDO

(Scandiano 1141 ca – Reggio Emilia )
Poeta vissuto alla corte degli Estensi di Ferrara, che gli affidarono i governatorati di Modena (1480-83) e di Reggio Emilia (1487-94). Compose versi latini, un canzoniere in italiano per Antonia Caprara (Amorum libri tres, 1487-76), e il celebre poema cavalleresco in ottave Orlando innamorato, iniziato nel 1476 e rimasto interrotto al canto IX del libro III (i libri I e II sono di 29 e 31 canti). Tema centrale è l’amore di Orlando per Angelica principessa del Catai, amata anche dal saraceno Agricane e dal paladino Rinaldo, e che Carlo Magno promette in sposa a chi meglio combatterà contro gli infedeli: da questo punto il racconto sarà ripreso da Ariosto. Il poema fonde motivi guerreschi del ciclo carolingio e motivi avventurosi e fantastici del ciclo bretone, con un sentimento nostalgico degli ideali cavallereschi. Segnato da forti accenti emiliani, fu “tradotto” in toscano da Berni (1524-32).