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LA II GUERRA D’INDIPENDENZA

La campagna militare delle forze alleate fu condotta con rapidità e con un massiccio spiegamento di forze e si concluse con perdite molto sanguinose. I piemontesi schieravano inizialmente 63.000 uomini effettivi (anziché i 100.000 previsti). La prima fase fu caratterizzata dal tentativo austriaco di sorprendere e sconfiggere l’esercito piemontese prima dell’arrivo dei francesi, ma l’indugio del comandante austriaco Gyulai, indeciso se puntare sull’occupazione di Torino o attestarsi a sud del Po, gli allagamenti provocati dai piemontesi nella Lomellina e nel Vercellese, frenarono l’avanzata austriaca e consentirono ai soldati francesi di arrivare e unirsi a quelli piemontesi. Intanto la buona rete ferroviaria nel Regno di Sardegna permise ai francesi di trasportare in pochi giorni sul campo di battaglia 200.000 uomini, cannoni e sussistenza. Dopo una prima avanzata austriaca, che ai primi di maggio portò all’occupazione di Biella e di Vercelli, le operazioni ristagnarono per qualche settimana, fino a quando non partì l’operazione diversiva di Garibaldi, che alla testa dei Cacciatori delle Alpi penetrò in Lombardia, occupò Varese e Como, mentre Napoleone III, utilizzando la ferrovia Alessandria-Casale-Vercelli, trasportava il grosso delle truppe a Novara in una grande offensiva avvolgente. Le forze piemontesi intanto proteggevano al centro l’azione francese occupando Palestro (PV) il 30 e 31 maggio. La battaglia di Magenta (MI), il 4 giugno, costituì la svolta decisiva della guerra: gli austriaci, pesantemente sconfitti, sgombrarono Milano e si ritirarono verso il quadrilatero, consentendo a Napoleone III e Vittorio Emanuele II di entrare in Milano e a Garibaldi di occupare Bergamo e Brescia. Il 24 giugno si infranse nei sanguinosi combattimenti di Solferino (MN) e di San Martino (MN) il tentativo austriaco di opporre una controffensiva e l’esercito di Francesco Giuseppe dovette ritirarsi sulla linea dell’Adige. Mentre una vittoria militare sembrava ormai imminente, l’armistizio di Villafranca (VR) pose fine alle ostilità.