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LE TERMOPILI

Il patto di alleanza tra Atene e Sparta, nella Seconda guerra persiana, assegnava agli Spartani il comando supremo dell’esercito, com’era naturale data la loro perfetta e collaudata preparazione militare.
Le truppe persiane, passato l’Ellesponto su un ponte di barche, attraversata la Tracia (da tempo territorio persiano) e la neutrale Macedonia, si preparavano a invadere la Grecia da Nord, appoggiate da mille navi che si dirigevano verso l’istmo di Corinto.

Di fronte a questo attacco a tenaglia, ai generali spartani parve indispensabile difendere l’istmo, dove concentrarono il massimo delle forze, mentre al confine settentrionale della Grecia si limitarono a inviare poche centinaia di soldati.

Questi si concentrarono in una gola montuosa, il passo delle Termopili, che i nemici dovevano necessariamente attraversare per invadere la Grecia, e che per i Persiani significava un difficile ostacolo. Essi cercarono quindi di aggirarlo con uno stratagemma: individuarono un soldato greco che, in cambio di denaro, rivelò l’esistenza di un passaggio segreto grazie al quale i Persiani piombarono da Sud alle spalle delle truppe spartane.

Il comandante Leonida aveva due scelte: arrendersi e finire prigioniero con i suoi uomini, o resistere con la sicurezza di essere comunque sconfitto, data l’eccezionale superiorità numerica dei nemici. Senza esitare decise per la resistenza, sia perché l’educazione ricevuta a Sparta faceva coincidere la resa con la vigliaccheria, sia perché, impegnando i nemici in battaglia, avrebbe dato ai suoi alleati più tempo per organizzare la difesa.

Decisi, quindi, ad affrontare morte sicura, i 300 uomini di Leonida si batterono con eroico coraggio e furono tutti uccisi.