QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

ANTONIO FOGAZZARO: PICCOLO MONDO ANTICO

L'AUTORE
Il romanziere e poeta Antonio Fogazzaro (nato nel 1842 a Vicenza, dove morì nel 1911) ebbe una grandissima fortuna tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo. Educato in ambiente religioso, si laureò in giurisprudenza e sposò Margherita dei conti di Valmarana, di nobile famiglia vicentina. Il suo primo lavoro fu il poemetto Miranda, pubblicato nel 1874. Il primo romanzo, Malombra, vide la luce nel 1881.
Dedicò tutta la sua vita all'attività di scrittore e all'impegno politico nell'Italia unita (nel 1890 divenne senatore). Oltre a Piccolo mondo antico, altre sue opere importanti sono i romanzi Daniele Cortis, Il mistero del poeta, in forma di diario di un letterato italiano, Piccolo mondo moderno e Il Santo.

LA TRAMA
Franco Maironi è un giovane patriota, nipote di una vecchia marchesa che sta dalla parte dell'Austria. Sono gli anni del Risorgimento: lotta e delusioni, speranze di una Italia unita. Quando Franco sposa Luisa Rigey, una ragazza che ha le sue stesse idee, la nonna - madre di suo padre - lo disereda. Uno zio aiuta economicamente la giovane coppia, alla quale dà anche la sua casa sul lago di Lugano. Nasce Maria, che lo zio chiama affettuosamente Ombretta. Franco viene a sapere che esiste un testamento in suo favore, ma non vuole farne uso perchè la nonna, che l'ha nascosto, ne uscirebbe moralmente distrutta. Luisa protesta, critica il marito. Quando la miseria costringe Franco all'esilio in Piemonte, Ombretta muore annegata. Siamo nel 1859, Franco si arruola. Luisa aspetta un altro figlio, che vivrà nell'Italia liberata.

LA PROTAGONISTA
Mentre Luisa è dura e combattiva, esige giustizia, ha sue sicurezze sulle quali non vuole discutere, Franco è un artista disinteressato che crede piuttosto nella carità. Sebbene coraggioso, capace di rischiare la vita per le sue idee, ha un fondo di fatalismo. Ombretta soffre per questo scontro di caratteri, sente la tensione fra i genitori. Ma la sua è una natura allegra, che strappa il sorriso ai grandi anche nei momenti più aspri. Ragiona come una persona grande, e ha la forza dell'infanzia che vive in un proprio mondo, con regole che gli adulti non capiscono più. Quando Ombretta muore affogata nel lago di Lugano, la madre si dispera, il padre si rassegna.

LA MORTE DI OMBRETTA
Luisa si è appostata su una strada, vicina al lago, dove deve passare la vecchia marchesa, nonna di Franco. Vuole affrontarla, farle dire la verità sul testamento. E' una brutta giornata, la pioggia cade con tanta violenza che non si vedono più i contorni della montagna. Luisa ha lasciato a casa la figlia. Ombretta non ha nessuno con cui giocare. Non c'è lo zio Piero che la tiene sulle ginocchia recitandole filastrocche, sempre quelle. Ce n'è una che la bambina vuole sempre sentirsi ripetere. "Ombretta sdegnosa - del Missipipì - non far la ritrosa - ma baciami qui". Alla parola storpiata "Missipipì", Ombretta scoppia sempre a ridere e corre a baciare lo zio.
Bagnata dalla pioggia, con l'ombrello chiuso che stringe in pugno come fosse un'arma, Luisa ha tutt'altri pensieri. La marchesa arriva in portantina, accompagnata da amici e domestici. Quando vede la giovane, ritrae la testa e dice con rabbia soffocata ai portatori: "Avanti". Luisa non si lascia intimidire: "Non ho a dire che due parole". Non sente le voci lontane che la chiamano in dialetto lombardo: "Sciora Luisa, sciora Luisa..." Si avvicina alla vecchia, sta per parlarle. Le voci si fanno più vicine. "Signora, venga a casa subito, subito!". Il richiamo la strappa di colpo dalla sua passione. "Cosa c'è?". Le donne sanno dire soltanto: "Venga a casa, venga a casa". Ripete: "Che cosa c'è, stupide?". Rispondono: "La sua tosa..", sua figlia. Luisa è come impazzita. Cade a terra, la risollevano. Corre a casa a cercare Ombretta.
Vede gente che piange, qualcuno mormora: "Coraggio!". Entra in camera. E' ancora giorno, ma hanno dovuto accendere le lampade, tanto è buio per il maltempo. Ombretta è sul letto, svestita, con gli occhi e la bocca semiaperti, il corpo livido, il piccolo viso ancora roseo. Voleva mettere la sua barchetta in una tinozza, ma non c'era acqua. E' andata al lago, da sola. Un barcaiolo, disceso sulla darsena per assicurare i battelli scossi dalle ondate, ha visto un corpo galleggiare.
Nessuno si era accorto di niente. Ombretta è scivolata nel lago. Il suo corpo fluttua con il dorso a galla e la testa nell'acqua. Il barcaiolo urla, per l'angoscia e anche per chiamare qualcuno. Arriva gente, ma è troppo tardi.
Fuori della camera sono in tanti ad attendere. Si odono voci, ma non quella di Luisa. La donna sta immobile, silenziosa, vicina al corpo della figlia annegata. Dopo un'ora, due ore, si sente un urlo acuto, straziante, che gela le vene a tutti. Il medico ha detto a Luisa che non c'è più speranza. Poi tutto torna calmo. La pioggia è diventata fitta e minuta, e ha il suono come di un lamento. La stanza e il corridoio diventano bui, intorno al bianco del corpo di Ombretta.