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vittorio alfieri: mirra

Cecri, moglie di Ciniro, re di Cipro, ha offeso Afrodite (Venere) e la dea per vendetta ha ispirato nell'animo della loro figlia Mirra un'indomabile passione per il padre. Nè i genitori, nè la nutrice Euriclea sanno trovare spiegazione al fin troppo palese turbamento di Mirra, che non sembra causato dalle prossime nozze con Pereo. Dopo avere ancora una volta assicurata al padre la sua decisione di sposare Pereo, Mirra si appresta alle nozze, ma sviene durante i preparativi. Pereo, ormai sicuro di essere odioso a Mirra, si uccide, e Ciniro, sconvolto, interroga ancora la figlia. Nel corso del tempestoso colloquio Mirra si lascia sfuggire la confessione fatale uccidendosi subito dopo con la spada del padre.

La tragedia è tutta imperniata sull'incestuosa passione della fanciulla per suo padre. Da uno spunto così esile l'Alfieri ha saputo ricavare una tragedia ampia e complessa, interamente dominata dalla figura della protagonista: e va rilevato che il dramma si svolge tutto nell'anima di Mirra e si sviluppa tremendo e inesorabile in un'atmosfera di solitudine.
Mirra infatti è sola, vive sola, ritenendo una profanazione la vicinanza delle persone care, disdegnando di comunicare con tali persone e chiudendosi nel suo tormento, e muore sola dopo aver reso attoniti i suoi di fronte alla finale rivelazione dell'insano amore.